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È scattata la corsa all'acquisto di gel igienizzanti, prodotti disinfettanti e saponi antibatterici per difendersi dal coronavirus. I prezzi sono schizzati alle stelle (con rincari anche del 1900% rispetto al pre-emergenza), ma sono prodotti così indispensabili contro virus e batteri? E serve davvero igienizzare oggetti e superfici? Ecco come stanno le cose.
La paura del coronavirus ha fatto letteralmente decollare le vendite di gel igienizzanti, saponi e salviette antibatteriche e di disinfettanti per oggetti e superfici. E quando il mercato chiede, i prezzi aumentano, anche a dismisura. Per farci un'idea una confezione di Amuchina soluzione disinfettante concentrata da 250ml acquistata su Amazon prima del 22 febbraio ci sarebbe costata 3,62 euro, oggi costa ben 22,90 euro, con un rincaro del 533%. Emblematico il caso del gel mani della Fharma Doct da 80ml venduto solo pochi giorni fa a 1,50 euro a confezione e oggi venduto a 30 euro (sempre su Amazon). E se online si registrano rincari esorbitanti, nei negozi e nelle farmacie va detto che questi prodotti spesso sono introvabili, esattamente come le mascherine. Ma sono davvero così indispensabili per proteggersi dal coronavirus? E serve davvero igienizzare e disinfettare oggetti e superfici? Dipende dalla situazione e da quali prodotti usiamo. Non tutti infatti sono efficaci e il più delle volte è davvero sufficiente lavarsi le mani spesso, nella maniera corretta, con acqua e sapone. Vediamo perché.
Nella maggior parte dei casi (arrivo in ufficio, ritorno a casa, al ristorante) ci troviamo in situazioni in cui possiamo lavarci le mani: il lavaggio delle mani, con una certa frequenza e nella maniera corretta, utilizzando un normale sapone, è ancora considerato il mezzo di prevenzione delle infezioni più efficace. Ricorrere a un prodotto disinfettante può però essere utile nelle situazioni in cui proprio non possiamo lavarcele. Tuttavia esistono delle sostanziali differenze tra tutti i prodotti che troviamo in commercio.
Alcuni possono avere una certa efficacia, soprattutto in particolari circostanze. Ma quali vale la pena acquistare? Prima di iniziare la carrellata, lo ribadiamo ancora: quando puoi, lavati le mani. Acqua e un normale sapone rimangono infatti la prima scelta. Se tocchi la maniglia di un bagno pubblico va da sé che troverai nei paraggi anche un lavandino con del sapone, e così quando arrivi a casa o in ufficio acqua e sapone in genere sono sempre a disposizione.
Quando però l'acqua non c'è allora puoi ricorrere agli igienizzanti, purché però abbiano una base alcolica. Ricordati che vanno usati su mani asciutte, altrimenti sono inefficaci. La presenza dell’alcol ha lo scopo di agire direttamente sulla vitalità dei microbi, uccidendone una buona parte. Ma qui casca l'asino: non tutti i prodotti, infatti hanno la stessa concentrazione di alcol e non tutte le formulazioni (gel, liquidi o schiuma) hanno la stessa efficacia (ad esempio secondo l'Oms la formula gel ha meno efficacia disinfettante). L'alcol in etichetta può essere indicato in vari modi (alcohol denat, isopropanolo, etanolo, 1-propanolo) ma come dicevamo è la sua concentrazione che conta: è efficace solo se l’alcol è in una concentrazione tra il 60% il 95%.
I gel igienizzanti sono efficaci solo se hanno una percentuale di alcol superiore al 60%.
I saponi antibatterici sono efficaci più del reale bisogno e alla lunga possono rendere i batteri resistenti.
Le salviettine impregnate funzionano meno di un accurato lavaggio con acqua e sapone e hanno un impatto ambientale peggiore.
Alcol e disinfettanti sono efficaci contro virus e batteri. Ma disinfettare è utile solo in ambiente sanitario e ospedaliero.
I gel igienizzanti sono efficaci solo se hanno una percentuale di alcol superiore al 60%.
I saponi antibatterici sono efficaci più del reale bisogno e alla lunga possono rendere i batteri resistenti.
Le salviettine impregnate funzionano meno di un accurato lavaggio con acqua e sapone e hanno un impatto ambientale peggiore.
Alcol e disinfettanti sono efficaci contro virus e batteri. Ma disinfettare è utile solo in ambiente sanitario e ospedaliero.
Alcuni di questi prodotti infatti sono classificati come cosmetici (come il comune sapone) e non riportano la percentuale di alcol (ne sono un esempio i prodotti “Amuchina gel aloe” e quelli a marchio commerciale come “Cien Gel igienizzante mani” di Lidl e “Quand’è gel igienizzante” di Tigotà, per citarne alcuni). Altri invece sono classificati come presidi medico-chirurgici, e indicano il quantitativo di alcol che contengono. Qualche esempio? “Septaman gel antisettico pronto all’uso” o “Amuchina gel xgerm”.
Come abbiamo visto, i prodotti che contengono alcol al 60-95% sono considerati efficaci contro batteri, virus e funghi. Non è necessario che la concentrazione sia al 95%, perché non è detto che sia più efficace di un gel a concentrazione più bassa. Ad esempio l’OMS, nelle sue indicazioni sulla produzione di gel a base alcolica, suggerisce una soluzione a base di etanolo all’80% o a base di isopropanolo al 75%.
È importante considerare che gli igienizzanti con alcol aiutano a ridurre rapidamente il numero di germi presenti sulle mani in alcune situazioni, ma non a eliminarli tutti. Inoltre, non sono indicati per la pulizia delle mani sporche o per rimuovere dalle mani sostanze chimiche dannose. In questi casi bisogna lavarsi le mani con acqua e sapone. Sia che si tratti di “semplici” cosmetici che di presidi medico-chirurgici, non è detto che ce ne sia il bisogno, anzi: se contengono sostanze antimicrobiche bisogna fare molta attenzione perché l’uso inutile e incondizionato potrebbe favorire nei batteri lo sviluppo di resistenze proprio nei confronti di questi prodotti.
Inoltre, i prodotti a base di alcol hanno lo svantaggio di seccare molto la pelle, per questo un utilizzo continuato e prolungato può avere degli effetti negativi sulla cute. Allo stesso modo, anche l’eccessivo lavaggio delle mani nel lungo periodo potrebbe causare degli effetti indesiderati, come eccessiva secchezza e irritazioni, anche se ne è riconosciuta la necessità in alcune professioni.
Esistono, infine, dei comuni saponi liquidi che contengono delle sostanze antibatteriche ammesse anche in alcuni cosmetici in quantità limitate, come ad esempio il triclosan: è importante ribadire che non c’è necessità in condizioni di vita normale di utilizzare tali prodotti (perché acqua e sapone sono sufficienti per togliere lo sporco), a maggior ragione perché sono stati sollevati dei dubbi sia sulla loro sicurezza, sia sulla loro sostenibilità ambientale. Inoltre l’uso prolungato sulle persone potrebbe favorire nei batteri lo sviluppo di resistenze nei confronti di questi prodotti aumentando il rischio di infezioni.
Inoltre occorre ricordare che questi prodotti (e più in generale le salviettine umidificate) hanno un grosso impatto ambientale. Quelle igienizzanti, in particolare, sono inquinanti: per loro definizione, infatti, uccidono i batteri e, una volta arrivati nell’ambiente non fanno differenza tra quelli buoni e cattivi; inoltre si tratta di prodotti usa e getta di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno.
Per la pulizia delle superfici il ministero consiglia di utilizzare disinfettanti a base di cloro o alcol. Il ministero parla di disinfettanti puri, cioè biocidi che in etichetta devono riportare l’indicazione PMC (cioè presidio medico chirurgico) e la percentuale di alcol indicata in etichetta.
Non si tratta di detersivi o detergenti che si acquistano nei normali supermercati. I prodotti “igienizzanti” per la pulizia della casa che si trovano nei grandi magazzini contengono di solito benzalconio cloruro, un ingrediente battericida, ma non alcol, tantomeno oltre il 60%. Si può invece usare l’alcol denaturato (i classici flaconi rosa che contengono intorno al 90% di alcol) oppure la candeggina che contiene cloro. Sulle candeggine vanno bene quelle normali, non quelle che si dicono delicate per i tessuti perché non sono a base di cloro. Dev’essere candeggina classica, dal caratteristico odore pungente: controlla in etichetta che contenga “ipoclorito di sodio”.
Il consiglio di buon senso è di non portarsi virus e batteri a casa: conviene ad esempio appoggiare gli zaini e le borse a terra e non sul tavolo, togliersi scarpe e guanti appena si entra in casa, lavarsi le mani. In questi casi vale la pena intensificare l’igiene delle superfici che hanno un uso promiscuo o sono luoghi di passaggio interno-esterno (come maniglie, corrimano, pulsantiere, pavimenti…). Per farlo si può usare, come dicevamo, alcol (quello nella classica confezione rosa) o candeggina “non delicata” pura (non diluita), magari con uno panno usa e getta (come aggiuntiva precauzione).
Le soluzioni a base di alcol nelle percentuali dal 60% al 95% sono considerate efficaci contro i microrganismi. Le prove derivano da studi dove soluzioni alcoliche differenti per concentrazione e tipo sono state testate contro alcuni microrganismi, come vari tipi di batteri, micobatteri, funghi e virus, mostrando un’ottima capacità di ridurre la carica di questi agenti infettivi su superfici e sulle mani. L’efficacia è però transitoria: l’attività disinfettante non è infatti persistente nel tempo e andrebbe ripetuta ogni qual volta c’è bisogno di igienizzare. Per questo motivo, l’azione di disinfezioni di mani e superfici è un’attività che ha valore in ambiente sanitario, dove l’operazione di disinfezione viene effettuata ogni qual volta sia necessario e condotta al meglio dagli operatori, perché ha un’importanza decisiva nel ridurre il rischio di infezione. Nella vita quotidiana, disinfettarsi continuamente le mani è impensabile: il ricorso a gel e soluzioni alcoliche disinfettanti ha valore solo in quei contesti in cui non possiamo ricorrere ai servizi o in situazioni particolari, come nelle corsie di un ospedale.
Detto questo, le soluzioni alcoliche possono essere efficaci contro il nuovo coronavirus cinese? La risposta sembra essere sì: le prove però non arrivano direttamente da test effettuati sul virus di Wuhan ma su alcuni suoi cugini circolati in passato. Da questi studi emerge che i coronavirus hanno tempi di persistenza su oggetti e superfici di molte ore, fino a nove giorni a temperatura ambiente, rendendo questi potenziali veicoli di contagio, così come succede per altri agenti infettivi. Non è però detto che ciò che si è osservato in condizioni sperimentali poi si verifichi anche nel quotidiano, dove i fattori ambientali sono molto meno controllabili. Inoltre, ad oggi, non ci sono dati a conferma che il contagio possa avvenire per mezzo di oggetti.
Per questo, per prevenire infezioni, è sufficiente seguire i consigli che trovi in questo articolo e se sei preoccupato del rischio di infezione legato ad una spedizione proveniente dalla Cina, per precauzione ti consigliamo di lavarti le mani dopo aver maneggiato il pacco (o di utilizzare un gel a base d’alcol in mancanza di acqua e sapone) evitare di toccare bocca, occhi e volto in generale e di trattare le superfici coinvolte con dell’alcol. Inolte puoi sempre verificare con il sistema di tracciamento (dove presente) i tempi di consegna del pacco: spesso i pacchi impiegano settimane ad arrivare dalla Cina, se son passati più di 10 giorni puoi stare tranquillo.
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