Secondo la definizione dell’ONU, per inquinamento marino si intende l’immissione in mare, diretta o indiretta, di sostanze e di energie che producono effetti negativi sulla qualità delle acque, sulla salute umana e sulle risorse biologiche. Nelle acque si trovano dei microrganismi che si nutrono dei composti organici provenienti da organismi morti, liquami, ecc. e li trasformano in minerali non inquinanti. Le sostanze che possono essere distrutte da questi organismi sono dette biodegradabili. Oggi però, con l’aumento dell’inquinamento rispetto a qualche decina di anni fa, le sostanze biologiche sono presenti in quantità tale da superare la naturale capacità di autodepurazione; inoltre riversando sostanze non biodegradabili, l’autodepurazione non ha alcun effetto e le acque rimangono perciò inquinate. Parlando di sostanze non biodegradabili e difficili da smaltire, subito mi vengono in mente i detersivi. I detersivi sono composti organici. Esistono due tipi di detersivi aventi caratteristiche diverse: detersivi a base di fosforo e detersivi ad agenti tensioattivi. I detersivi che contengono fosfati sono altamente caustici, mentre i detersivi ad agenti tensioattivi sono molto tossici. La differenza consiste nel fatto che i detersivi ad agenti tensioattivi sono usati per favorire la bagnatura, la schiumatura, la dispersione e le proprietà emulsionanti dei detersivi. I detersivi a base di fosforo sono usati per addolcire l’acqua dura e per favorire la sospensione di sporcizia in acqua. Il fosfato e i composti azotati non sono tossici e sono un ottimo nutrimento per le alghe, che crescono consumando l’ossigeno disciolto nell’acqua. La diminuzione dell’ossigeno disciolto causa la morte della flora e della fauna acquatica, comprese le stesse alghe. Si ha così il fenomeno della eutrofizzazione delle acque con conseguente diminuzione della pesca, della bellezza e della balneabilità del mare, provocando notevoli danni economici. Questi sono, per esempio, i componenti di un detersivo standard da bucato: TENSIOATTIVI ANIONICI: sono la parte lavante del detersivo (i cosiddetti saponi), perché rimuovono le particelle di grasso riuscendo a rompere la tensione superficiale dell’acqua; TENSIOATTIVI CATIONICI: la sostanza attiva è costituita dal cosiddetto ammorbidente che forma una pellicola sulle fibre dei tessuti e ne riduce l’assorbenza di circa il 20%. Nel successivo lavaggio ciò comporta la necessità di aumentare la dose del detersivo. Essendo questi composti fortemente batterici, non solo modificano il funzionamento degli impianti di depurazione, ma distruggono anche la flora batterica della cute umana (manto protettivo); SEQUESTRANTI: riducono la durezza dell’acqua. Sono in genere tripolifosfati che creano problemi di eutrofizzazione nelle acque o l’EDTA (acido etilendiamminotetraacetico) che rende solubili i metalli pesanti inserendoli nella catena alimentare (ecco perché per esempio si accumula mercurio nel pesce che mangiamo!); SBIANCANTI: candeggianti per togliere macchie di frutta o verdura come il perborato di sodio, velenoso perché libera boro nelle acque provocando una moria di pesci; SBIANCANTI OTTICI: coloranti fluorescenti alla luce ultravioletta che fanno sembrare bianco il tessuto, depositandosi sulla fibra come una patina. A contatto con il pH della pelle (5.5) si sciolgono e rallentano la coagulazione del sangue (sono infatti vietati nelle garze); COPRENTI, COLORANTI E CONSERVANTI: profumi sintetici usati per coprire gli odori, mentre la formaldeide (cancerogena!) viene usata per conservare; ENZIMI: servono a decomporre le proteine non idrosolubili (sangue, latte, cioccolata) e sono costituiti da proteasi ricavate dalla fermentazione di ceppi batterici in amido. Possono provocare asma allergico ed eczemi; RIEMPITIVI: privi di potere lavante, servono a fluidificare il prodotto e ad aumentare i margini di guadagno rendendo più economica la produzione; INIBITORI DEL GRIGIO: sono sostanze, come la cellulosa, che tengono in sospensione lo sporco risultante nel lavaggio, evitando che si depositi nuovamente nelle fibre. I detersivi possono avere effetti tossici in tutti i tipi di vita acquatica, se presenti in quantità sufficiente, e questo include anche i detersivi biodegradabili. Tutti i detersivi distruggono gli strati esterni di muco che proteggono i pesci dai batteri e dai parassiti; in più, possono danneggiare considerevolmente le branchie. La maggior parte dei pesci muoiono quando le concentrazioni di detersivi si avvicinano a 15 ppm. Le basse concentrazioni di detersivo, intorno a 5 ppm, uccidono le uova dei pesci. Inoltre, è del 2007 uno studio pubblicato su Science in cui dei ricercatori canadesi dell’Università di Burnaby hanno studiato una serie di molecole organiche, residui di pesticidi e detergenti, che non sono considerate pericolose perché non si accumulano negli anelli più bassi della catena alimentare, alghe e piccoli pesci. Verificando la loro presenza in animali più grandi, come beluga, anatre e orsi polari, i tossicologi ne hanno però trovato alti livelli. La spiegazione è che queste sostanze si sciolgono facilmente in acqua e, quindi, vengono eliminate dagli animali muniti di branchie, mentre è più difficile espellerli per quelli che respirano nell’aria come beluga, anatre, orsi polari. Negli animali che non hanno le branchie, invece, sia gli inquinanti idrosolubili che quelli non idrosolubili si accumulano nei tessuti, e non vengono eliminati, anche per il lento ritmo di respirazione. Il problema riguarda anche l’uomo: nel latte umano della popolazione degli Inuit i tossicologi canadesi hanno trovato alti livelli delle sostanze studiate. L’Artico è una zona particolarmente sensibile per gli inquinanti, a causa delle correnti atmosferiche e della temperatura, che ne fanno il “deposito” degli inquinanti di tutto il mondo. Lo scorso anno il Wwf ha lanciato un allarme sugli effetti delle sostanze chimiche sugli animali della zona, che vanno dalle malformazioni ai disordini metabolici all’infertilità. Soluzioni alternative Bicarbonato, aceto, acqua calda, oli essenziali e luffa: con questi cinque elementi è possibile risolvere praticamente ogni esigenza di pulizia delle superfici di casa. Il bicarbonato è l’ingrediente base fondamentale: ha un’azione detergente, disinfettante e deodorante. L’aceto è un ottimo anticalcare, un buon detergente e un debole igienizzante. L’acqua calda potenzia l’azione di qualunque detersivo e già da sola è un ottimo detergente. Gli oli essenziali hanno sempre un’ottima azione profumante, ma hanno anche molte proprietà antisettiche e disinfettanti. In particolare, per disinfettare si possono usare oli di agrumi, lavanda, timo, tea tree, salvia, origano, cannella, eucaliptus, garofano, ginepro. La luffa è una spugna vegetale che si può coltivare in casa, appartiene alla famiglia delle cucurbitacee (le zucche) ed è ottima per la pulizia di ogni superficie, dei piatti e del corpo. Il gel da bucato si può ottenere con 1 litro di acqua e 100 grammi di sapone ecologico tipo Marsiglia grattugiato. Per profumare il bucato, si può mettere qualche goccia di olio essenziale nella vaschetta dell’ammorbidente. Come sbiancante naturale, si può aggiungere un cucchiaio di percarbonato al gel da bucato. Altrimenti, si può provare ad usare acqua ossigenata a 130 volumi (3 grammi per chilo di biancheria), con una temperatura minima di 60 gradi e tempi di immersione di almeno 20 minuti. Per smacchiare, se non si riesce ad agire tempestivamente, è sempre necessario pretrattare le macchie con sapone ecologico tipo Marsiglia grattugiato. Se la vostra acqua è calcarea e richiede inevitabilmente l’uso di ammorbidenti, si possono mettere 100 millilitri di aceto (l’odore scompare se si asciugano i panni all’aria) o 100 millilitri di una soluzione al 10% di acido citrico nella vaschetta dell’ammorbidente. Se l’acqua è particolarmente dura, vanno aggiunti fino a 3 cucchiai di bicarbonato o soda da bucato (da usare con una maggiore attenzione) direttamente nella vasca. testo di Sonia Festa
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