FEM NEWS - LA FINESTRA FEMMINISTA / Le vite dispari di donne e uomini nello sport. Lasciare che le bambine giochino a basket è parte della rivoluzione - RavennaNotizie.it

2022-08-08 09:57:54 By : Mr. TEYES Factory

Nolite è sempre Nolite. Anche quando fa la spesa. Due uomini di mezza età si incontrano mentre sono in fila dal fruttivendolo. Si capisce che non si vedono da tempo. I saluti sono un po’ gli stessi di tuttie da quando la pandemia è entrata nelle nostre vite.

Con queste mascherine ormai non ci si riconosce neanche più.

I ragazzi sono in dad.

Ho prenotato la terza dose.

Speriamo che non ci chiudano più.

Ma no dai ho sentito ieri sera che hanno trovato una cura.

E via di questo passo. Una litania senza la quale sembra che i nostri discorsi non possano più avere inizio. Poi, sistemata la pandemia, si può entrare a gamba tesa nella vita.

Tua figlia gioca ancora a basket? Ah, guarda, è bravissima. È così alta e veloce che è sempre a canestro. Quando c’è lei a giocare la squadra vince sempre. È proprio la sua passione… solo che la poverina abbiamo dovuto ritirarla…

Eh sai come sono le cose… non c’erano femminucce come lei nella squadra. Erano tutti maschietti e dai… è così… lo sappiamo… hanno iniziato a disturbarla, a infastidirla e alla fine abbiamo dovuto ritirarla. Adesso la mandiamo ad atletica, lì al campo scuola ma non ci va volentieri… si vede proprio che non è il suo sport.

Però dai… almeno sta un po’ all’aria aperta.

La fila scorre e i due si salutano, ignorando che finiranno per essere i protagonisti di una Fem News.

Nolite non poteva assistere ad una conversazione migliore per dire quello che sa e dice da sempre. La vita delle ragazze non è la stessa di quella dei loro coetanei maschi. Sono vite differenti perché ancora non sono libere di costruirsi al di fuori di stereotipi, riproduzioni e luoghi comuni. In fondo in fondo, il padre di quella ragazza avrà pensato: il basket è uno sport per maschi ed è nell’ordine delle cose che i maschi siano un po’ bulli. È lei che non c’entra, che è uscita fuori dal suo recinto, che ha fatto un’invasione di campo, che è anomala. È giusto che si ritiri. Si adeguerà a fare qualcos’altro e altrimenti pazienza.

È così che si riproducono vite dispari, diseguali, scale e rapporti di potere. I maschi, maschietti anche quando stalkerizzano e le femmine, femminucce (e poverine) quando bisogna riportarle nei binari.

E però… se così fosse, perché le recentissime Olimpiadi di Tokyo sono passate alla storia come le Olimpiadi delle donne, delle cause sociali e dei diritti?

Abbiamo sorriso con soddisfazione ai boicottaggi e alle denunce di allenatori molesti, alle proteste della squadra di pallamano norvegese che ha deciso di sostituire il bikini con gli shorts e a quelle delle ginnaste tedesche che hanno indossato tute aderenti al posto dei body, alle riprese tv che non indugiavano sulle tette e sui culi delle atlete.

Simone Biles in una foto apparsa su “Open”

Abbiamo amato Simone Biles quando ha dichiarato di sentirsi il peso del mondo sulle spalle e per non rimanerne schiacciata, ha deciso di ritirarsi. Il peso della prestazione sportiva, della doppia discriminazione di genere e di razza, ma anche il peso delle violenze e delle molestie sessuali di Larry Nassar, osteopata della nazionale statunitense, oggi condannato per aver abusato di più di 500 atlete.

Sono successe cose importanti alle Olimpiadi di Tokyo, ma la storia delle donne ci insegna che diritti ed equità non sono mai dati per sempre. Pare incredibile, ma la partecipazione delle atlete in tutte le discipline sportive è possibile dalle Olimpiadi di Londra del 2012 e se consideriamo che si tengono ogni 4 anni, quella di Tokyo è solo la terza edizione in cui le atlete possono gareggiare negli stessi sport degli uomini. Non che prima le donne non praticassero tutti gli sport… ma… L’ha raccontato molto bene Federica Pellegrini, nuotatrice primatista mondiale, nel suo monologo alle Iene alcune settimane fa cosa succede alle donne sportive.

Federica Pellegrini fotografata da “Elle”

“Uomini che, nel mio lavoro, hanno il diritto alla vittoria. Perché tutti gli sport che tu, donna, hai iniziato a praticare, li hanno praticati prima loro, li hanno eseguiti meglio loro, li hanno inventati loro”.

“Uomini che mi aspettavano al varco sia che vincessi, sia che perdessi, perché se cadi sei un’atleta finita, ma se stai in piedi sei una principessa messa su un piedistallo. Piedistallo che, in ogni caso, prima o poi paghi. Perché se un uomo vince e ne va giustamente orgoglioso, è un bomber, se una donna vince e ne va giustamente orgogliosa, se la tira. Così stanno tutti in attesa del disastro, tipo ‘guardiamo dallo spioncino che succede’. E se va male usciamo sul pianerottolo a festeggiare”.

“Se sei un atleta maschio e hai delle relazioni sei un uomo di successo, ma se sei un’atleta donna e hai delle relazioni sei la mangiauomini. Così titolavano. Come quel figlio di un allenatore di nuoto. Quando ho difeso il mio coach ha twittato ‘eh sì, è lui il tuo pene dell’anno’. Una finissima analisi sportiva. Che poi mi chiedo, perché ‘il pene dell’anno’? È annuale, tipo il bollo della macchina?”.

“Uomini che a 16 anni, alla mia prima Olimpiade, quando ero alle prese con l’acne come tutte le adolescenti di questo mondo, in radio commentavano ‘sarà il testosterone’. Quante grasse risate”.

Federica Pellegrini ha detto di non avere avuto lo stesso trattamento che avrebbe avuto un suo coetaneo atleta maschio. E purtroppo le cronache quotidiane ci dicono che Federica Pellegrini non è la sola e nemmeno la più sfortunata. In queste ultime settimane abbiamo seguito la vicenda della tennista cinese Peng Shuai, numero uno al mondo in doppio. Peng Shuai ha accusato di violenza sessuale l’ex premier cinese Zhang Gaoli. In poco tempo il suo messaggio è stato cancellato e la tennista è stata fatta sparire dalla circolazione. Alle richieste della comunità internazionale di avere prove dello stato di salute, di libertà e di garanzia dei diritti umani di Peng Shuai, il governo cinese ha fornito rassicurazioni poco convincenti e poco chiare. Al di là del giallo e dell’intrigo internazionale che si sta infittendo sempre più, il dato che resta è che una donna, un’atleta, è stata minacciata e silenziata per essersi messa contro il sistema di potere maschile. La domanda seguente è immediata: che conseguenze ha la vicenda di Peng Shuai sulle atlete cinesi?

Margaux Pinot con il viso tumefatto

E ancora, Federica Pellegrini e Peng Shuai non sono eccezioni. È dei primi giorni di dicembre la notizia che Margaux Pinot, 2 volte campionesse europea nella categoria – 70 kg e olimpionica a squadre mista di judo a Tokyo, è stata aggredita, picchiata e ha rischiato di essere strangolata dal compagno e allenatore Alan Schmitt che è stato arrestato, ha negato le accuse addossando tutte le responsabilità a Pinot ed è stato prosciolto per insufficienza di prove. Margaux Pinot ha reagito pubblicando sui social una sua foto in cui la si vede con il volto tumefatto, gonfio e segnato da tagli e ferite e ha commentato: quanto vale la loro difesa diffamatoria contro le mie ferite e il sangue sul pavimento del mio appartamento? Cosa mancava? La morte alla fine forse?

Ora a Margaux Pinot non resta che curare le ferite, cercare in ogni modo di essere creduta e riprendere gli allenamenti.

Come si diceva all’inizio, la vita delle ragazze è diversa da quella dei loro coetanei, perché prima di essere atleta, prima di essere campionessa, sei donna e porti sul tuo corpo quella differenza.

Le Olimpiadi di Tokyo sono certamente parte della Rivoluzione culturale che le donne stanno compiendo e le Rivoluzioni culturali procedono così: 3 passi avanti e 2 indietro. Perché rimangano 3 bisogna continuare a mandare le ragazze a giocare a basket.

Ogni mercoledì si apre una finestra femminista su RavennaNotizie, dalla quale ogni settimana si respira aria pungente, si espongono germogli al sole, si stende la biancheria profumata al sapone di Marsiglia, si appendono lunghe trecce di aglio e peperoncino, ci si rilassa con un bicchiere di vino e l’ultima sigaretta, si parla con il vicinato, si accarezzano felini senza nome cantando Moon river, si guarda oltre con occhiali di genere. Nasce così una rubrica autonoma rispetto alla testata che gentilmente la ospita, pluralista, apartitica, decisamente femminista, che cerca di trovare il modo di agire per trasformare il mondo. Fem News ha una firma collettiva NOLITE – imperativo negativo latino omaggio alla condivisa cultura umanistica, alla passione politica, alla compulsione alla lettura, alla madre Atwood (Nolite te bastardes carborundorum, Non consentire che i bastardi ti annientino), alla lotta ancillare per dire no al pensiero dominante patriarcale, coloniale e specista.

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