Contest letterario gratuito di poesia e prosa "Emma – Alle porte della solitudine" - OUBLIETTE MAGAZINE

2022-07-30 04:21:09 By : Ms. River He

“La mia mano/ chiusa nella tua/ indugio/ alle porte della solitudine// quando le ciglia della notte/ si schiudono  su un nuovo sorriso/ e le labbra  sono petali di porpora// nelle  vene  della speranza/ il  lume  guida/ l’incedere fra le nebbie/ dove erra il mio ultimo sussurro.” – “Alle porte della solitudine”

1. Il Contest letterario gratuita di prosa e poesia “Emma – Alle porte della solitudine” è promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dall’autrice Giovanna Fracassi. Il  Contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

 Il Contest è gratuito. Il tema è libero.

A. Short Story in 200 parole (un racconto breve avente come limite massimo di partecipazione 200 parole, e come limite minimo 30 parole)

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la short story in un documento word e cliccare in alto Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.

Per la sezione B si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di  accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.

Ogni concorrente può partecipare in entrambe le sezioni e con una sola opera per sezione.

N° 1 copia della silloge “Emma – Alle porte della solitudine”, di Giovanna Fracassi, edita dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

Saranno premiati i primi due classificati della sezione A, ed i primi due classificati della sezione B.

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 13 febbraio 2015 a mezzanotte.

6.  Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Dott.ssa in Lettere, redattrice e critico letterario)

Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Daniela Montanari (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Katia Debora Melis (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email: oubliettemagazine@hotmail.it  indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:

https://www.facebook.com/OublietteMagazin

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

BUONA PARTECIPAZIONE E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI!!!

Sezione B Mazzei Sina accetto il regolamento

E te ne andasti davvero… senza profumi di rose intorno, in un attimo spoglio d’amore, così come si solleva la polvere al soffio di un vento inatteso. E ti diedi tutto ciò che avevo, compreso la mia fragilità. E urlai rabbie senza scarpe, e offesi questa vita che mai ti mostrò ciò che ardentemente bramavo, e pregai davanti a specchi senza volto perché finisse l’agonia dei miei occhi nei tuoi. E io ero là che cadevo e mi rialzavo con te intanto che tu cadevi e ti rialzavi con me. E mentre ti scheggiavi ogni giorno di più io provavo a correggere il taglio. E ora che le rondini non cantano più, E ora che le notti tremano ancora, proverò a darti tutto ciò che non avevo… E qui mi prostrerò davanti al tempio che hai edificato negli anni con la tua infinita sofferenza, per essere migliore in un mondo che mi aspetta, oramai, senza te.

Sezione A Giancarlo Stoccoro accetto il regolamento Bibliofilia

I libri non si suggeriscono, vengono da soli a bussare alla porta. Io ne ho una fila lunghissima in impaziente attesa. All’inizio entravano uno alla volta, da tempo però hanno creato un varco grande e si sono piazzati a migliaia in ogni angolo della casa. Appena incrociano il mio sguardo – e io, ormai, quando sono preso da occupazioni più serie, faccio come certi camerieri negli slow food, cammino per le stanze con gli occhi chiusi – mi supplicano di prenderli in mano, di sfogliarne almeno le prime pagine. I libri hanno bisogno di essere coccolati, non si accontentano di un posto al caldo nella seconda fila di una vecchia libreria dell’Ikea. Sopportano meno della Billy i traslochi perché sanno che finiranno stipati nei cartoni per chissà quanto, prima di rispuntare con la copertina strappata o la muffa, pronti solo per la raccolta della carta. Il supplizio più grande lo condivido con loro ogni anno, immancabilmente all’inizio delle vacanze estive, quando si tratta di sceglierne 4 o 5 da mettere in valigia. Alcuni s’impongono da soli, gli ultimissimi arrivati, in primo piano sul comodino. Tra gli altri è una lotta sui ripiani ricolmi, scartati quelli pieni di polvere, ne prendo a manciate e li stendo sul letto. Me li guardo e li rigiro tutti sulla quarta di copertina, pochi li sfoglio. Sono i titoli a imporsi, non certo il formato tascabile; i più si limiteranno a cambiare aria con me, tutti assolveranno al compito essenziale di tenermi con i piedi ben piantati sulla terra, come un mulo preso da troppi rimorsi di coscienza. Anche quest’anno 18 libri in due trance,di 10 e 8. Tra questi,almeno due erano rimasti sepolti disciplinatissimi nell’ultimo ripiano in alto dello studio da almeno tre anni, in ossequioso silenzio. Immagino adesso, appena li aprirò, quante cose avranno da dirmi.

Giancarlo Stoccoro Sezione B accetto il regolamento

Quanta alba dentro un parco la pioggia breve dei semafori non deve rattristarla minuta si srotola la vita e pare avanzi da sola quando basta un cenno per agganciarla al sole più ampio guardare dall’alto questo mondo piccolo e consumato

Parole di Rosario Tomarchio (Accetto il regolamento per sezione B) Ci sono momenti in un uomo, in una donna che si formano strane rughe per rabbia, per attimi rumorosi dentro se che invadono il silenzio del tranquillo riposo. Attimi di freddo, tristi, bui. Attimi di vita che si spezzano come gesso, attimi vissuti con il fuoco dentro, attimi vissuti come il mare calmo di calda sera d’estate. Attimi confusi che invadono Il silenzio dell’anima, la tranquillità della mente e in un giravolta di pensieri presi per mano per divenir parole di melodie senza tempo. Ci sono rughe sui volti di uomini e di donne che si chiamano sorrisi. Sorrisi che nascono da parole semplici, a volte dolcemente complicati, scritte sulla sabbia di un mare eterno e il tempo non porterà via. Ci sono parole che creano sorrisi, parole semplici come grazie. Grazie parola semplice e umile, che nobilita il cuore di chi lo dice e rende gentil chi lo riceve.

Silenziava la vita di Luciana Raggi (sez. B) Accetto il regolamento

nel suo inutile stare ferma sulla panchina

nel suo triste guardare fissa sulla collina

nell’ombra della sera assopita dal dolore.

Stava ferma fissa a guardare

Oltre le porte della solitudine

Oltre le porte della solitudine c’è l’essenza del sorriso di una geometria dei sogni in colori surreali e voce del mare. Oltre la nebbia c’è la speranza del mondo a guidare il cuore in visi di magnolie ai piedi della luna solfeggiare tra rime d’oro sul tuo pugno il mio respiro .. spiga.

La vecchia Scialle di ricordi sulle spalle curve. Mani tremanti viso avvizzito sorriso di bambina. Abitudine e amore nei gesti quotidiani. Scalda la minestra parla coi gatti sbriciola il pane per i passerotti.

Patrizia Benetti sezione B Accetto il regolamento.

Rosa Bizzintino Sez. b Accetto il regolamento.

Rosa Bizzintino. Poesia. La nonna. Ti ricordo, con le bianche trecce seduta su una seggiola davanti alla finestra, i tuoi pensieri correvano alla tua vita da giovinetta quando con la cesta in testa vendevi la ricotta, alla tua casa da bambina dove sorgeva un biancospino, al profumo delle spighe dorate appena abbrustolite e con un sorriso finivi di sognare e tra le tue mani il rosario che pazientemente recitavi.

Sez. B Accetto il regolamento

Onda anomala improvvisa, l’angoscia invade l’anima e travolge ogni cosa.

Annaspi, apnea di paura priva d’aria, senza luce. La vita sfugge, allunghi la mano ma non puoi afferrarla.

Esausta e svuotata, ti rannicchi nel tuo angolo segreto, chiudi gli occhi e paziente, aspetti… e speri…

Stanca di scappare la vita tornerà e l’angoscia scaccerà.

Baciami donna sulla bocca asciutta del mattino, sugli accenti scordati del mio cuore, sulle coste frastagliate dell’Irlanda, sulle dune dorate del Sahara.

Bacia i miei passi e salirò con te lungo pendii inaccessibili dove gli uomini si perdono in percorsi che portano alla guerra.

Sarai pace infinita per la mente e fuoco assassino per il corpo e brucerò con te finchè vorrai, senza riserva alcuna.

Baciami donna, arsura dei miei sogni realizzati.

(Accetto il regolamento e partecipo alla sezione B )

Il silenzio della mia solitudine

Quando impazza il caos della vita e il vocio stridulo rimanda cori di bimbi festanti quando la sera scende e dolcemente accarezza l’anima pensierosa come foglia che adagio, su tappeto di seta frusciante, si posa evado – Fuori dal mondo, dal tempo dalla vita, da me… Ascolto il silenzio, che canta e mi culla m’abbraccia e mi ama il silenzio della mia solitudine che ogni volta mi brama- e non vorrei più tornare rimango inerme ad aspettare

“ARMONIA DELLE LACRIME” Traduco le mie note in versi e nuovamente piange la mia penna l’armonia delle lacrime! In Si maggiore e No minore prego di comporre ballate e tarantelle per danze indiane e percussioni a ritmo! Poesie di antichi riti propiziati per suscitare esaltazioni folli, che tremi insieme a loro questa notte di versi messi in croce e abbandonati, in rivalsa di tempi andati a male e di misere questue ad occhi bassi, a perpetuare il tempo degli amori lasciati senza vento… a penzolare… SEZ. B ACCETTO IL REGOLAMENTO ANDREASSI NICOLA

È freddo nelle buie sere sui binari, non c’è pace fra i viandanti passano, non stazionano.

Qualche lacrima, un abbraccio frettoloso, sguardi furtivi, umanità raminga.

Partito il treno il freddo aumenta. È sempre inverno per chi si lascia.

Non crescono fiori tra i binari, si è ancor più soli sulle algide panche.

Per chi non si trova, quanti treni sfileranno ancora traguardando lontano?

(sez. B accetto il regolamento)

Mi guardo allo specchio e ciò che vedo non mi piace! Non certo l’aspetto, il viso, le rughe… Lo so son cambiata e lo do per scontato. Io guardo i miei occhi e assente è la luce che un tempo vedevo, quel sorriso che ornava il mio volto. Quante promesse non mantenute, quanti sogni non realizzati, ed ognuna di queste cose ha mutato il mio aspetto attuale. Mi guardo allo specchio e in quel che vedo non leggo futuro, ma tutto sembra uguale a chi guarda soltanto con gli occhi. Ho bisogno di qualcuno che mi guardi incantato, con l’amore nel cuore , e sei tu che puoi farlo. Ho ancora così tanto da dare ai miei cari, sorrisi ed abbracci da dispensare, lacrime da asciugare e parole per confortare. Mi guardo allo specchio e penso….. forse se entra un raggio di sole splenderanno di nuovo i miei occhi di pagliuzze dorate!

Sezione B Accetto il regolamento

I macchinari erano spenti e lui si godeva quel momento di silenzio, dando l’addio a quella che era stata la sua casa per 40 anni. Domani sarebbe andato in pensione con l’onorificenza massima per aver rivoluzionato il mondo della robotica. L’ingegneria aveva fatto passi da giganti e quella era l’ultima “sfornata” del modello di robot programmato da lui, talmente personalizzato da sembrare un umano. Erano diventati obsoleti, li volevano più sofisticati, ma a scapito dell’aspetto interattivo su cui lui aveva tanto lavorato. Per il lavoro aveva rinunciato a farsi una famiglia, ad avere dei figli, ed ora se ne pentiva. Lo aspettavano giorni di solitudine e non era preparato per quel momento. Ora li guardava allineati lungo le pareti, come persone pronte a partire per un viaggio: ce ne erano di tutte le misure: bambini, ragazzi, adulti!. Gli balenò l’idea di portarne via uno. Gli sembrava di sentire le loro voci che dicevano: “prendi me, prendi me”, ma lui aveva deciso: avrebbe preso un robot dall’aspetto di un ragazzo,del ragazzo che non aveva messo al mondo. Non era il momento per i rimpianti, questo aveva e doveva farselo bastare. Col tempo divenne per lui quel figlio mai avuto.

Sezione A Accetto il regolamento

Volgo gli occhi al cielo come un’irrequieta anima, in cerca di tangibili certezze; ora i taciti pensieri si mescolano al mio pianto, che incessante accresce le mie turbate emozioni. Ora osservo quella scia bianca, che lascia indietro un passato colmo di dolore. Ora osservo quest’ onde che si rifrangono dolcemente , in un rassicurante blu, che si staglia al passaggio, ed accolgono benevole i miei pensieri fluttuanti in quest’anima, che ingabbiata vorrebbe fuggirne .

Gravina Isabella – Partecipo per la sezione B- Accetto il regolamento

Giada Rossi Sezione B Accetto il regolamento

Sguardi che si inghiottiscono affamati; volti che si rispecchiano increduli. Bianche conchiglie incorniciate da onde delicate Gridano. Verità scomode, pensieri ingombranti. Squarci di universo intrappolati tra ciglia inspessite di mascara in cerca di una maschera adeguata, che nasconda le ombre. Orecchie incantate dal fruscio di frassini, assordante in un pomeriggio autunnale. Incontri tra opposti. Animi duri come pietre? Sassi di sabbia. Ghiotta di baci, scaltramente li ruba all’amato mentre rami in fiore si intrecciano al sole. Un irrefrenabile singhiozzo d’amore scandisce gli attimi.

Molto profonda e scandita da armonie poetiche lancinanti.

Poesia Sez, B (Accetto il Regolamento) di Maria Rosa Oneto “Soltanto la Morte”

Soltanto la Morte lascia spiragli a un’altra vita. Mi aggiro nell’ombra, mesta, al venir meno della sera. Mani vuote, trafugate di sogni. Speranza, nettare dell’Universo, volata via tra brividi d’amore Son qui, a contare i giorni, le attese, stupide illusioni. Ancora porto tracce di bellezza, rosso vermiglio sulla bocca, un tocco di matita a disegnare gli occhi. E più non vedo l’alba al mio risorgere,

Soltanto la Morte che benedice la Pace e ciò che non son stata. .

Francesca Santamaria Accetto il regolamento Sezione A

Il vuoto si prova all’improvviso, non solo quando si può riceve uno schiaffo ma anche quando si è solo apostrofati verbalmente, quando l’ira acceca l’anima e annebbia la mente. Il vuoto si prova in un secondo quando un figlio ti ignora e non prova nessuna gratitudine, perché non comprende cosa significa averlo concepito. Il vuoto e’ come una morsa che prende e che logora alla fine nonostante si senta si continua imperterriti a donare sempre amore. Il vuoto si prova quotidianamente quando dietro affanni e preoccupazioni non si discute e con calma apparente si continua ora dopo ora a far finta di nulla. Il vuoto procura e logora l’anima e per quanto dolore provoca da soli e’ impossibile da sconfiggere.

Francesca Santamaria Accetto il regolamento Sezione B

Lei è lì fredda e distaccata nemica e compagna nel silenzio percorro il suo sentiero, che avvolge il corpo e lucida la mente, “soli si nasce e soli si muore” sussurra nel suo silenzio. Mi domando, sarà così quando un dì davanti a Dio dirò, ”eccomi sono solo io”.

Il marchese di Buonaventura di Rosario Tomarchio. Accetto il regolamento del contest letterario per la categoria A

Quella notte era stata una notte fitusa assai per il marchese di Buonaventura. Il vento della casa di Speraportici non aveva smesso di soffiare e soffiare per tutta la santa notte e si sa il vento metteva di umore tintu il marchese, tanto più quando non poteva passare la notte di sonno come Dio comandava. Il vento per tutta la notte aveva fatto sbattere la porta finestra che dava sulla spiaggia. La cosa che aggravava ancor di più l’umore tintu era dopo una nottata persa al mattino vedere la spiaggia di Speraportici ricoperta di spazzatura e ancor di più al marchese gli giravano le palle in quei giorni se qualcuno lo salutava con il buongiorno. Pensava il marchese perché ti devono dire buongiorno senza sapere il per come? Il per quando? Se era un una giornata bella o era una giornata di quelle che bastava una parola di nenti per far succedere una lite. Il suo segretario che lo conosceva bene, vedendo arrivare niuro in volto non si azzardò a dire buongiorno ma un semplice guardata vista e non vista negli occhi.

Sezione B – Accetto il regolamento

Un rossore di papaveri accende la sera, futuro alle spalle senza passato, plumbea canzone di un coro sballato a ronzare in testa, a ritmo gitano. Un triste bagliore regala il mesto sorriso, timore che affligge e penetra l’anima, il sogno glabro d’un amore stracciato bisbiglia all’anima da un grigio tormento. Il pensiero turbato alberga nella mente, calamità contorta sempre attaccata addosso, alla vita spalmata di nebbia che si finge di vivere, furia inginocchiata in mollezze d’ombra. La luce fluisce in onde di vento, affiora nel giorno d’allacciata sventura lasciando sgomento di sé e opalescenze di fiamma, un coro sommesso d’ingordo incanto. Le languenti carezze d’avvolgente amore inebriano una passione ambrata di carne, un profumo d’onda di sguardi diletti nel fosco inverno del cuore spiaggiato.

Sara Albarello SEZIONE B Poesia Accetto il regolamento

Sei il mio Sole Siamo due soli. Tu di Ponente Io di Levante. Soli.

Caterina Muccitelli Accetto il regolamento – Sezione B SOLA Sola, mi incammino su sentiero impervio, per riflettere e, mentre la luna si specchia nel mare, una lacrima sgorga dagli occhi, bollente e pungente solca le gote, che s’infiammano e trasmettono alla mente un dolore acuto che rinfrange nel cuore, già provato e sofferente, una verità difficile da accettare, cruda. Sono sola con me stessa.

Caterina Muccitelli Accetto il regolamento – Sezione A Sono morta Mi giro e rigiro nel letto. Guardo la sveglia e sono le due. Cazzo! Perché non dormo? E continuo a ripensare alle cose del giorno prima. Un malessere si impadronisce del mio corpo. Non respiro bene, sembra che il cuore salti un battito. Dovrò morire? Magari, così finisce ogni sofferenza. Una volta in quel loculo non senti e non vedi più niente, finisci di patire, di arrovellarti il cervello, con i se e con i ma e se la deve sbrigare chi rimane. Certo qualche lacrima sarà versata….al funerale o al cimitero…ma che liberazione non pensare più a nulla. Apro gli occhi, albeggia. Guardo la sveglia, sono le 6.40 e comincio un’altra giornata. Ho una strana sensazione come di….leggerezza. Mi giro e sono sola nel letto. La casa è silenziosa. Strano. Non c’è nessuno. Non ho neanche la necessità di fare pipì. Scendo le scale….ma mi accorgo di fluttuare! I piedi non si muovono però mi sposto e questa che indosso non è la mia camicia da notte! Una voce: – Hai tanto chiesto che sei stata accontentata.- E realizzo. Sono morta.

Grazia Elettra Cormaci Accetto il regolamento. Sezione A Concorso: “Emma alle porte della solitudine” 20/1/2015

Di storie drammatiche, Giulia aveva riempito la sua vita. Di uomini sbagliati, anche. fin da bambina si era ritrovata a fare i conti con la realtà di sofferenze dovute ai continui maltrattamenti da parte di sua madre. Giulia non si ribellava, non poteva, quando sua madre la tirava dai capelli e la rinchiudeva per ore nello stanzino al buio, come non si era mai ribellata ai maltrattamenti e agli abusi dei suoi continui uomini sbagliati. E fu così, nella solitudine della sua disperazione che lei cominciò a immaginare mondi fantastici, a vedere le cose, al contrario di come andassero nella realtà. Per questo, infine, si allontanò del tutto con la mente da quello che era il suo mondo fatto di mostri e streghe cattive: sempre di più, e forse, anche per questa ragione arrivò a perdersi dentro un mare di paure, a volte fino a giungere a pensare, che forse sarebbe stato meglio non essere venuta al mondo. A volte, invece, riusciva a provare un profondo sentimento di vero ma incomunicabile amore verso il suo aguzzino, ma che comunque non serviva a cambiare il corso della sua vita. Ormai era circondata da ottuso silenzio, dove l’amore esisteva solo nelle favole e, la sottile indifferenza, teneva separata la mente dal corpo per non sentire dolore. Le frasi di sua madre, dei suoi compagni, spesso pronunciate apposta per ferirla, l’avevano prostrata a tal punto, da far sentire lei una cosa sbagliata, inutile. Giulia continuava a sperare in silenzio, muovendosi senza far rumore nella sua stanza, un orizzonte somigliante a un grande grembo materno, ma che non riusciva a proteggerla. Ma nonostante tutto, e nonostante la sua solitudine, Giulia credeva ancora, che ci fosse una speranza per cambiare le cose.

Accetto il regolamento e partecipo con “Solitudine”:

il mio cielo non più azzurro

il mio sole non più luminoso

il mio fiore non più profumato.

che percepisco il grande vuoto

che si cela nel mio cuore.

ma non nei miei pensieri

Sezione A D.F. in pseudonimo i-sola-solitaria – inversionismo accetto il regolamento

«Pensieri di foglia (acero rosso)»

Ho visto passare la vita sotto di me. Osservato perfetti istanti di paradisi utopici, o il fuoco dell’inferno che ha ingoiato vite. Fiumi e fiumi d’energico sangue, tante brillanti menti frantumate per/in/un niente. Sotto di me passanti stanchi e vecchi disillusi, madri senza speranza e padri disattenti. Sono ingrassata nel pianto, alimentando il mio tormento. Raggrinzendo, gonfia, d’acerba rabbia, e inutile stizza impotente. Appesa sul fato, che mi scorreva accanto, imponente.

Ho pensato, creduto, di poter agire – non so in che modo- e di poter mutare i poli nel flusso dell’esistenza.

Non fu così. Non è così.

Ora ciondolo, guardo in giù e poi in su. Verso l’alto, verso quel flebile filo che mi lega a te. Sfilacciato. Ora, attendo di sentire l’ultima folata, poi mi lascerò cadere. Spezzerò il legame che mi unisce al ramo e rotolerò giù, giù, giù.

Foglia morta, tra morte e foglie. Calpestata. Molle scarto ingiallirò sulla strada, dalla fine del giorno fino alla fine della notte.

D.F. in pseudonimo i-sola-solitaria – inversionismo

Non indagare la mia storia per pungenti punti d’eros e tempie pulsanti carne barcollante e voglia. Non indagare sui molti muri la mia figura la vedi sinuosa serpe sulla soglia oltrevelo di fioca sottana balla una danza roca d’ ossimorica allegria. Colorata e confusa carioca.

Prendi me invece della parola muta mai da qualche parte meno in nessun posto. Troppo scava sotto priva. Tarli della notte

Mi faccio focolaio e tempo infinito dove scorrono ore e stagioni e carezzecotone vellutate d’amarsi

Mi faccio attesa alle rive dei secondi dove l’orologio ha perso le lancette

ed il profumo del caffè

sveglia il giorno nuovo a baci sospesi che hanno solo bisogno di te

Mi faccio salmastro a piccole gocce

di pianto gioioso di sudore a pori di acque intime

Mi faccio ricordo uno tuo atavico e nudo

Mi faccio un voglio e un posso

la tua lingua ed i tuoi bottoni

Mi faccio lettera per le tue mani lettera urgente

da aprire da leggere e da percorrere a virgole con le tue dita

Lascia le chiavi sul comodino

il portafoglio e le ansie

io mi faccio lenzuola setata cuscino

Riposa il tuo capo sul mio seno

Benedetto sia tu che mi riconosci

Sezione A Francesca Dono – inversionismo accetto il regolamento

Ed anche quella sera Milano era una marcia dietro la ferraglia dei tram. Un budello intasato che restringeva la gola secca . Si strinse alla borsa, come se questa avesse carne e sangue , essenziale in tutto quel contorno grigio – ghiaccio. Accese la sigaretta fumando cento domande senza risposte . Avrebbe voluto un po’ di vento se si fosse strofinato accanto, dentro la giacca verde di velluto, invece di sgomitare storpiato al di là del muro; vicino alla vecchia stazione dove i treni fischiano ma non sai mai se vanno o tornano. Forse avranno una meta – pensò – mentre gli anelli di fumo si aggrappavano alle ciglia, una destinazione invisibile, visibile, divisibile dal posto, dal mondo, da qualsiasi cosa che si può lasciare indietro. Filò liscio, dietro la luna scongelata che sciabolava un altro schiaffo d’inferno sul suo bavero alzato, proprio lì , tra le guglie del Duomo sfumate a metà. Vi combatterò domani, maledizione! Uomini, dei, demoni ed alieni, come l’ultimo dei Mohicani – disse- Oltre, la lamiera di un taxi svuotava le scarpe bucate sull’ombra già lasciata al marciapiede, come ogni volta.

Grazia elettra Cormaci 23/1/2015 Accetto il regolamento. Sezione B Concorso: “Emma alle porte della solitudine”

La stella Sopra i campi infangati di dolore Riflette il cielo rosso E si amalgama con il sangue di anime innocenti. Ritti tra le spine stanno fra le mani di uomini senza Dio. Che esercitano gratuita violenza Fragili come ramoscelli si piegano al vento della crudeltà. Galleggiando sopra un mare d’impunità Non comprendono il perché di questa inciviltà. Sperano che il tempo non cancelli mai Nei cuori degli uomini l’illogica fine Spezzati derisi come futili cose Aspettano impazienti che giunga Anche per loro l’immortalità Seduti col capo chino, affrontano il viaggio. Diventato infinito Hanno sopra il cuore cucito, una stella Ma non brilla E anche se la vita è un incubo, presto si risveglieranno Consapevoli di poter alzare di nuovo la testa e respirare nuovamente il profumo leggero della libertà Superare nel ritorno la sofferenza. Accorgersi di non essere più soli Perché ora Nella mia coscienza Vorrei portare cucita sul petto una stella. Se un giorno riusciranno a dimenticare, ritornare alla vita la loro terra non avrà confini: sempre libera, sconfinata nel ricordo di essere liberi come il sole e l’aria.

VENTO DI SOLITUDINE Ho smesso di cercarti E mi urla nella labbra Una fretta di dimenticare Un consegnarmi alla tua ombra vuota Per non smarrirmi incauta Nell’alito che conduce alla follia. Mi sorprende la clamide pesante Che riveste la mia solitudine E già domani si sgretolerà Nel perimetro ostinato dei miei sogni. Ho salpato mari verticali In rotte di esilio A marcire tra le alghe di dolore E i flutti che latravano da lontano, l’orizzonte un demone silenzioso cui affidare le note gementi di una brama che dilaga nel mio petto come una lava pazza che non dà pace. L’aria si veste di voli e di addii Non c’è più voce per lanciarti un ultimo grido. Ora so di averti perduto nel respiro del mare.

Gabriella Pison sezione B Accetto il regolamento

Chissà perchè il tempo non ferma l’amore che per te provo? Chissà come sarei cresciuto senza la tua presenza così bella e dolce e chissà se per il mondo avrei portato il sorriso alla vita, quel sorriso coinvolgente che fa amare i giorni in cui vivo e m’accompagna nel suo silenzioso andare per le strade del mondo. La tua pazienza sfida quella di Giobbe ma sei sempre pronta, vincendo le fatiche, a donare quell’amore che non ha parole solo perchè lo vivi mettendoti avanti agli ostacoli. Accogli con dovuto rispetto chi si vuol nutrire della tua esistenza ma io che nel cuore ti porto vorrei gridare forte ciò che sei…. una Donna meravigliosamente bella che ama la vita come pochi. Chissà se il tempo lascerà al mio cuore l’esigenza di farti felice ancor di più dandomi la certezza che un giorno ti regalerò un sogno, il tuo sogno, il mio sogno, chissà?

Lucia Mancosa, partecipo alla sezione A, accetto il regolamento

Ci sono isole ancora nascoste all’uomo. Centinai di animali popolano queste terre dimenticate. Ci sono testi che raccontano di civiltà perdute, e di isole nelle quali la vita continua senza aver ricordo alcuno dell’uomo. Una notte, tanta la mia voglia di conoscere, ebbi la possibilità di trascendere il tempo per visitare una di queste isole. Decisi di vivere in questo ambiente, decisi di non tornare mai.

Lucia Mancosa, accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

Noi, esuli, marinai antichi. Noi, vittoriosi conquistatori. L’America era vicina, la riva mai scontata. Onde su noi, marinai islandesi. Onde sulle nostre barche, possenti e impareggiabili. Noi, esuli popolammo nuove terre.

Scrivi d’amore giovane cuore, incanta le parole e rendile rose porgile a teneri amanti e inebria l’aria intorno, imprimi alle bocche radiose promesse di futuro raggiante.

Scrivi d’amore vecchio cuore, sorreggi le tremule frasi che non si disperdano nel silenzio né muoiano nel buio del dolore, suggella con lacrime commosse gli sguardi di anziani amanti.

Scrivi d’amore eterno cuore, nel cielo e nella terra inconsistente di polvere d’ossa, nel tempo senza tempo immortale amore.

Tania Scavolini sezione B – accetto il regolamento

Fabiana Bernardi, accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

Solitudine, nella speranza di riunire le idee di voci femminili alla deriva. Solitudine, nella consapevolezza dell’ineluttabilità della vita, e del disordine delle emozioni che si rincorrono senza una meta. Solitudine, nella solitudine di rimanere soli, e raggiungere finalmente la quiete.

Marisa Amadio Sezione A Accetto il regolamento

L’ictus. Disteso supino, su un letto d’ospedale, Piero fissava il soffitto e col pensiero vagava nelle ultime ore. Cos’era accaduto? Cercò di alzarsi, ma per la prima volta il corpo non gli ubbidì, come se non gli appartenesse più. Terrorizzato chiamò l’infermiera, ma dalla bocca uscirono solo suoni indecifrabili, farfugliati tra le labbra socchiuse. Lui era un uomo attivo, pieno d’interessi e di passioni, nella vita non si era risparmiato nulla e ora si sentiva amputato nell’anima. La flebo alla sua destra doveva contenere un sedativo, Piero lo intuì perché si sentiva trascinare lontano da un torpore che gli confondeva le immagini della sua vita, nella memoria. Per un tempo indefinito credette di trovarsi nel suo studio, sul pavimento erano sparsi i fogli con gli appunti del suo ultimo progetto. Cercò di protendersi per raccoglierli, ma, a ogni tentativo, le braccia gli ricadevano inerti lungo i fianchi. Trascorsero tra sogno e veglia interminabili minuti. Nei momenti di lucidità era sopraffatto dallo sconforto e da un dolore mai provato… non pensava più a nulla, voleva solo morire. Sapeva che non avrebbe mai accettato quella ferita insanabile e con quel pensiero lentamente tutto scomparve e un sonno senza sogni lo strappò alla coscienza.

Il baule degli antichi segreti

Il baule degli antichi segreti è sempre stato nella soffitta, nessuno lo ha mai spostato. Quando era piccola lo chiamava così fantasticando chissà quali storie fossero appartenute a quel baule. A katy piace ancora andare in soffitta, aprire il baule e far scorrere le dita su cartoline e lettere, dimenticate dal tempo. Forse appartenevano alle donne della sua famiglia che in epoche passate aspettavano inquiete il ritorno dell’amato, sicuramente scritte per raggiungere l’amore lontano. Katy in effetti ora che ci pensa, ricorda una sua lontana parente, di cui parlava la nonna addirittura, che era stata lasciata giovanissima dal fidanzato partito soldato al fronte e mai tornato. Forse sono le loro lettere che si scambiavano i giovani in quei mesi di lontananza divenuta poi tragica separazione. Sanno ancora di lacrime e gocce di pioggia, sanno di sale del mare e rose essiccate, sanno di logori ricordi che riprendono vita ora che alla luce ritornano. Hanno il sapore della solitudine di quella giovane amata, ma non sono tristi, emanano ancora emozioni remote, intrise di profumi di violetta, ornate di consumati merletti. Katy le accarezza teneramente, desiderando per un momento di voler riportare in vita quei giovani per un ultimo eterno, appassionato bacio.

Tania Scavolini sez A accetto il regolamento

Spada Oltre gli schermi dei rispettivi computer, seduto alla sua scrivania, Luca sta canticchiando un motivetto tra i denti. È allegro, nonostante la pila di pratiche e siano appena le nove di lunedì mattina. La sua testa di riccioli grigi oscilla a destra e sinistra, seguendo il ritmo di samba che mugola a bocca chiusa. All’improvviso il suo cellulare prende vita. Le note sensuali di “Je t’aime moi non plus” inondano l’ufficio. Riconosco la suoneria: è quella di sua moglie. È insolito che chiami a questa ora: siamo entrambi rigidi di apprensione quando risponde. Bastano poche parole per trasformare un pacioso ragioniere in una statua di livido ghiaccio. Senza interrompere la comunicazione, si alza di scatto per afferrare il cappotto appeso all’attaccapanni. «Mia figlia ha avuto un incidente d’auto. È in codice rosso all’ospedale» le sue parole di spiegazione prima che si tramuti in un’eco di passi che corrono via. Impiego qualche istante per rientrare in me, poi il pensiero vola a Elisabetta, alla sua pancia che ha appena incominciato a gonfiarsi. Chiara si fa strada nel mio animo una consapevolezza: tra poco meno di sei mesi anche a me una “spada trafiggerà il cuore”.

Marco Bertoli. Sezione A. Accetto il Regolamento.

L’ininterrotto formicolio di scompigli interiori che perenne grava sulle inesistenti colpe, assoggetta l’errante umanità distinguendola dalla santità. Succhiando energie destinate al futuro errare, occhi scavati e indifferenti sussurrando maleodoranti e incomprensibili scuse, soverchiano gli intelletti e li maledicono castigandoli senza replica e respiro.

Distraendo gl’inavvertibili e indegni sabotanti propositi, sterilizzando asmatiche e supponenti prese di posizione, assegnando l’ultima goccia di trasgressione da immolare nel peccato, desiderando ascoltare e amare naturalmente, diretti alla solita placida e torrida voragine, giudice del viaggio.

Senza farsi incastrare dal destino di imperterrite e supplichevoli lacrime, che ancora reclaman di patire l’attesa del martello fatato, estirperei dal cuore attaccamenti che tuonano fin la testa e sveglio e riposato accoglierei il demone accordatore della liberazione finale, decesso del sentimento e futura resurrezione.

Giuseppe Carta Sez. B Accetto il regolamento

sezione A accetto il regolamento

Era un ragazzo molto carino ed educato, passava tutti i giorni al bar dove io lavoravo, era molto silenzioso, aveva il solito sorriso stampato ma i suoi occhi erano sempre tristi. Di solito ordinava un caffè, lo beveva seduto al bancone, lo vedevo assorto nei suoi pensieri, ma non ci facevo caso più di tanto. A volte veniva con una ragazza, molto bella, lei la conoscevo da tanto, era una mia cliente che frequentava il bar con le amiche, avevo saputo si erano messi insieme, qualche volta li vedevo litigare, sono cose da ragazzi pensavo. Non parlava mai con me ordinava solo il suo caffè e poi andava via, solo quando veniva con lei passava un po’ di tempo al bar, se ne stavano seduti al tavolino a parlare per ore e bere qualcosa. Un giorno che venne solo invece dopo aver ordinato il solito caffè, iniziò a parlare con me, mi disse si era licenziato da lavoro e che di lì a poco sarebbe partito, voleva cambiare aria, conoscere luoghi nuovi, mi disse che in paese non si trovava bene, aveva venduto la macchina e coi soldi ricavati sarebbe andato a Londra. Io un po’ rimasi sorpresa, si confidava con me come fossimo amici da sempre, lui che era sempre stato poco loquace. Pensai avesse voglia di sfogarsi, non mi resi conto del suo malessere . Poi mi dissero era partito, mi ero quasi dimenticata di quel ragazzo così taciturno e triste, ma dopo pochi giorni era rientrato in paese, non lo vidi, seppi solo che una sera dopo essere stato in giro con gli amici prese la sua macchina e a folle velocità si era tirato a una roccia. Non mi ero accorta del suo malessere, della sua richiesta di aiuto, forse avrei dovuto ascoltarlo bene quel giorno, e mi viene da pensare a quante maschere dobbiamo indossare per nascondere quello che tormenta la nostra anima, quanti sorrisi stampati sulle labbra, quante lacrime nascoste. Questo episodio mi colpì molto, togliersi la vita a 20 anni e penso a mio figlio, a quanto ha lottato per vivere, quante ingiustizie.

Sezione B accetto il regolamento

Se di te non si riempie più lo sguardo, nude le mani annaspano nel vuoto, inermi ricadono su fianchi stanchi.

Ed ora che sei suono del mio vento, che impetuoso scopre ogni tormento,

scuote il petto il tuo lamento, e d’assenza riempi le mie giornate,

muta la voce al tuo rauco pianto. Paola Pittalis

Monia Minnucci, sezione b, accetto il regolamento.

Il chiarore caduto Ha ferito la laringe della terra. Un quieto crepitare di ombre in fuga E percezioni di nebbie secolari, laghi e laghi di oblio in sospensione trascendono i graffi di queste pareti, anfratti di cellule e cosmiche contrizioni. No, non ti seppellirò mai E mai te ne andrai, visiti spesso la mia testa, lampeggi nei ricordi e mi sfiori con i tagli dei sogni. Hai firmato il fondo vuoto della bottiglia, troppe incertezze si incendiano all’improvviso, una voce, un suono, un sorriso, l’abisso… Ritrovo quel bagaglio di morti senza sepoltura. Risanare la bellezza alterata, carezzare i ciuffi dell’acqua che filtrano di memorie innocenti e stagnano nel ventre cecchino di una verità scomposta. Le rievocazioni si decompongono. Il giglio rinvigorisce con l’andatura del perdono, la brina nei tuoi occhi idrata il mare di luci e la vita, con la spada sguainata, mi sorvola.

Monia Minnucci, sezione A, accetto il regolamento

C’è solo ombra nelle acque e si nutre della tua nudità. Ho incubato la tempesta nei cieli e crocifisso fulmini alle mie mani, la protesta non finisce di agonizzarmi addosso. Nel grembo, concimato dal fango, è nata la roccia e la notte si è liquefatta sul giorno, fino a perdersi nel sodalizio di un’anestesia.

Fu colpa d’un attimo un unico attimo fugace e persi tra le righe il cielo. Le nuvole d’improvviso risucchiarono la luce gli uccelli neri neri zittiti s’eclissarono travolti nel cuore del volume. Tra capilettera e capitoli il vento brusco si quietò sospendendo lo sfogliare dei passi. Proprio allora tacque la storia all’istante in ragione dell’attimo andato, ormai distante.

Accetto il regolamento – sez. B

S.D. pseudonimo Emma_Jewels

Riflessi di memoria dal tuo sorriso in giù, profumavi già di lacrime che non hai pianto più. Riflessi di speranza, di te mi innamorai, conobbi poi tuo corpo, i tuoi pensieri mai.

* accetto il regolamento, sez B

E ritorno sui miei passi a spostare pietre a cercare parole e scuotermi dal torpore

io che non ho stretto la tua mano né sentito il calore del tuo abbraccio

E non dire che è lo stesso se mi naufraghi pensieri ma poi ti ritorno vento

Sai? -Basta una piccola goccia a far sciogliere cristalli di sale.

no io non cesserò d’amarti

autore Paola Pittalis sezione B accetto il regolamento

Come il lucido ferro attira la calamita, e l’onda sbatte inesorabile sulla riva,

come la luna attratta perennemente dall’azzurro astro, come la forza di un bimbo che succhia il latte vorace, e la madre che stringe al petto la sua dolce creatura,

e la natura che preme, ogni primavera, al germoglio e il sole che lancia amoroso i suoi poderosi raggi verso la terra,

io, sento l’attrazione violenta verso il tuo corpo, io mi sento follemente tua e soffro ogni volta che il tuo passo malvagio ti allontana da me.

Emanuela Di Caprio Accetto il regolamento, sezione B

Sezione A- Accetto il regolamento.

Tziu Bastianu, avvolto nel mantello di lana che, come un bozzolo, proteggeva il suo corpo esile e macilento, si godeva in solitudine il sole pallido di quella tersa e fredda giornata invernale. Se ne stava col viso all’insù e con gli occhi chiusi, come in attesa di qualcosa. Quando i cacciatori passavano di lì e gli chiedevano come andava, il vecchio rispondeva: ” E’ una vita che non auguro a nessuno ma qui sono nato e qui morirò”. I suoi occhi, cisposi e malati, vedevano ormai solo ombre. Nelle sue giornate solitarie, spesso ripensava alla sua gioventù, a quando, poco più che bambino, partiva col suo gregge, col bastone lungo e col tascapane a tracolla e attraversava i monti che conosceva meglio dei cinghiali e dell’aquila che volava sopra di lui, accompagnando il suo cammino. O a quando, reso forse allegro dal troppo Cannonau, s’arrampicò come un gatto su un’alta rupe calcarea e da lì, per la prima volta, vide il mare. Faceva ormai troppo freddo e il sole cominciava a scomparire dietro il profilo delle montagne. Tziu Bastianu entrò nel suo rifugio dove il fuoco, ancora per una notte, gli avrebbe tenuto un po’ di compagnia.

MARIO GAETA SEZ. B ACCETTO IL REGOLAMNETO PER LA SEZIONE B

Un braccio ormai raggrinzito dall’età un ricordo di uno strazio occhi lucidi per l’emozione fissi all’orizzonte scrutano famelici di verità e giustizia colmi di pianto ricordano parenti amici e compagni di prigionia che l’atrocità faceva uscire dai camini oltraggiandoli e cremandoli…… Braccia che han subito torture ma che ancora oggi mostrano l’infame numero a memoria e a monito per le future generazioni che non avvenga mai più la barbarie di quegli anni dominati da folli generali alimentati da ignobili pregiudizi- 27 gennaio 1945 come non ricordare!!!! 182727………….un numero indelebile

Farsi cumulo di vestiti molli L’angolino respira sa aspettare eterni secondi Si apre come un paio di gambe faticosamente convinte e si richiude subito in una fuga incava Non c’è ancora la differenziata Allora tutto il mormorio nello stesso bidone Ciò che era da ripetere e ciò che era da dimenticare formano ora il nuovo Dualismo

NICOLA MATTEUCCI/SEZ.B ACCETTO IL REGOLAMENTO

Continuiamo, a costruire i nostri muri per morirci suicida, a tingere il cielo di grigia follia. Continuiamo, ad odiarci per un pensiero che non ha sfumature, ma che ha solo il bianco e il nero, ad ammazzarci per la sete di potere. Continuiamo, ad inondarci di misere parole, troppe, e senza fatti ad illuderci di aver raggiunto la pace. Continuiamo, a correre senza sapere un perché, a far fingere di aver ritrovato la strada, quella che porta a riconoscere nell’altro un fratello, o una sorella, Continuiamo, a ricercare la verità che non esiste, a proclamare solo e unicamente la propria, senza rispetto per gli altri, a voler scordare cosa sia la saggezza. Continuiamo così… a innalzare sempre di più i nostri muri che contengono, purtroppo, oramai il nulla,

STEFANO CARANTI/SEZ. B ACCETTO IL REGOLAMENTO

Buongiorno Sezione B Annalisa Soddu Accetto il regolamento

Dio: nel teatro della mia vita, comparsa o primadonna.

Tra le quinte costretto, nel sublime atto della tragedia non ti vorrò sulla scena.

Protagonista dell’angoscia e, nella gioia, attore secondario, ma dominante.

Tu suprema mente, astuto coreografo, abile sceneggiatore del balletto dello spirito blasfemo che, sfacciato, si autoassolve.

L’avrei scritto sull’albero del melo e tra rami che offrono frutti acerbi l’avrei cercato nella sabbia che cela le mie conchiglie raccolte in giorni di sole e di corse allo sfinire di fiato. Ti avrei bevuto come nettare di miele che scivola dalle labbra avide di un bambino come se la mia mano abitasse la tua sete. Tu, pipistrello inquieto che insegue luce fino al cambio di volo nella verginità del giorno che ali sferzanti hanno solo sfiorato. Ora dimmi … davvero vuoi che taccia il canto ingenuo delle farfalle nei miei versi che nel sospiro di vento percorre l’unica rotta senza inizio senza fine… Lascia che sia la libertà del tempo che rimane nell’offerta della tua carezza che sfuggente colora l’acqua in tinte accese fino a lambire dune solitarie Fa che io possa da solitarie vigne bere acini succosi fino a ubriacarmi di follia …senza parole…senza note…senza averti.

Accetto il regolamento Sez B

Abbraccio con gli occhi del mattino le tele dei ragni posate sui rovi, accompagno la rugiada che sfiora col primo sole le collane di pallide perle i cui lucenti riflessi s’affannano a ripetere, prima che sia troppo tardi, le storie della notte appena volata via ed i grilli stremati, in silenzio recuperano note e forze per i concerti che certo verranno. Ogni volta pare esplodere una rinnovata coscienza stupita, il sapore accorato della sorpresa e forse l’impotenza ad accettare una volta di più che tutto questo trovi posto nel giorno che mi studia.

Pino Chisari Accetto il regolamento, sez B

S.D. pseudonimo Emma_Jewels

È una sera più fredda di altre. A dire il vero non ne ricordo di così fredde. Il gelo corazzato di aculei fora, con agio, l’inconsistente giubbino che indosso. Loro si stanno ammucchiando, giungono uno a uno come in assemblee condominiali avviate senza convocazione. Scorrendo rumorose, ed energiche, le auto li precedono. Decisi, indecisi, malfermi, sbadati, imbrattati, alticci, tronfi, sconfitti, … diversi ma convergenti verso un locale, una piazza, un cinema, un lavoro, una casa. E io? Potrei convergere, divergere, o al solito dileguarmi. E io? Non mi adatto più. Li guardo e infuoco un altro mozzicone mentre il crepuscolo si arma ancora, di gragnola adesso, un’arma che prima colpisce dopo rimbalza in terra al ritmo del tip-tap. È uno spettacolo intirizzito, un’anteprima immessa in palinsesto solo per me, in piedi, in prima fila di fianco alla raccolta differenziata. E io? Incartonato apostata in qualunque squadra o raduno. Nello stock della vita superfluo evaso. Apparato arrestato: non servi. Inutile utensile: non servi. E io? Quale nota potrei offrire adesso? Solista, privo di strumento, tra gelidi orchestrali di partiture a zona nell’area di gioco della vita; e fredda, una più di altre, la sera.

Accetto il regolamento – sez. A

Soave, sublime e dolce poesia, non parlarmi sempre e soltanto di luna e stelle, profumo di viole e rose o di corse fra i prati dai tepori soleggiati.

Denuncia il mondo con le sue violenze e i suoi guasti.

Parlami di fatica e di sudore, della dura zolla e delle rugose mani del villico lavoratore.

Dimmi della disperazione di chi viene dal mare, di miseria e povertà, di porte chiuse d’antico dolore e vetri infranti da sogni rubati.

Poeta, questo è il nostro tempo, gridalo e nel brillio dei tuoi occhi in una nuova luce urla al vento come aquila in volo il tuo canto di libertà.

Manca il respiro, a volte, per domani quando guardi le orme abbandonate senza un noto sorriso che ti sappia o acredine che non ti lasci solo

Si è liberi vivendo nel presente ma sbarre troppe alte ha il mio silenzio senza l’eco di un tempo condiviso che intreccia due ricordi da serbare

E gli anni che per me son troppo avanti nei tuoi, verdi e veloci, senza fiato m’incurvano orizzonti di speranza o solo epifanie dietro il timore

Nel cappio del consueto strozzo sguardi e più non vedo magici momenti nei voli alle catene che mi impongo per non saper più il nome nello specchio

Un poco di buon senso basterebbe che mostri ciò che io davvero sono ma è sempre quel consenso che ricerco a chiudermi la strada del ritorno.

Accetto il regolamento. Sezione B

“Casello autostradale prima fermata” dice la coscienza seduta sul retro, immagino di essere in autostrada o su una statale di pianura col sole che trasmette più paura che energia, niente destra né sinistra, una distesa interminabile di prospettiva vuota e senza testa.

Il motel rosso rame in fondo alla strada, le coperte, l’aria condizionata, una foto anonima per sentirmi a casa la porto sempre nella valigia, pronta per essere appesa, pronta per il muro. Le nuvole di cattivo gusto nella finestra sempre chiusa e sul letto, le lenzuola pulite. La pulce del sospetto: sono sgualcite. Sono seduto a schiacciare le formiche che scorrono dall’osso sacro fino al cervello. Una finestra finta regala un’idea di villeggiatura e il colore sbiadito dei disegni rinasce nella mia foto in bianco e nero con una nuova vita.

La fuga verso un angolo di strada in provincia di niente e di nessuno.

Penso alle manette, alle brande, alle macchie di ruggine golosa, alle facce conosciute a caso, ricordi alla rinfusa.

Ho la testa chiusa e mi sembra di pensare in linguaggio morse.

Il mio compagno di stanza si dispera, in fila per le medicine che creano l’effetto sera, io no.

Vincenzo Gramegna, accetto il regolamento, sez.A

IL PECULIO DI LUCE (a Simone Weil)

(occhi come laghi abbracciano da eco a eco fremiti di vita)

ha mani che sfondano muri di solitudine

germoglia grido di luce da nuovo dolore

Felice Serino Sez. B Accetto il regolamento

Il fine mio ultimo ineluttabile un inusitato canto in farsetto solo il desiderio di vederti tiene in vita il sogno segreto di bussare alla tua porta. Forse non ti meritavo ma lo strazio di chi ama è lo stesso nei millenni un tempo che ti frana tra le dita come una valanga e pare eterno. Ma si può morir d’amore per chi non ci ama? Io continuerò a portare la maschera e a fingere di non averti mai amato e soffrendo come un martire continuerò a coprirmi di ridicolo e a stare inerme sulla porta senza far nulla per arrivare all’alba e dimenticare di amarti. Uno spazio di passione in cui s’accende la sofferenza di aver riportato in vita un amore negletto un vortice virtuosistico e metamorfico della voce che tende a farsi eco.

Sezione B LAURA TRAMONTO Accetto il regolamento

Leggera volo goffamente sulla tua testa cavalcando la mia stella respiro vaporosamente per raggiungere il cielo finché quel trasparente metallico filo che mi lega alla terra non mi riporta indietro

Le fotografie i balconi vuoti le mani in mezzo i fiumi di incenso le minigonne che non avevamo mai visto dal vivo i nostri primi evviva con il trenino il meccano le cerbottane e gli aeroplani le figurine e i fumetti tutto quel fumo sopra di noi che stavamo soltanto crescendo muti… E i nostri fratelli grandi le nostre sorelle più grandi ancora i capelli lunghi le labbra strette i marciapiedi bagnati le sirene e sempre quel fumo sopra di loro che stavano soltanto cercando di esserci… E i nostri babbi seri le nostre mamme più serie ancora le barbe colte i rossetti solo rossi le camicie bianche e le borsette vuote le sigarette finite appena accese e ancora quel fumo sopra di loro che stavano soltanto cercando di non sapere.

Sezione B – Accetto il regolamento

Sezione B Perugino Alessia Accetto il regolamento

Suono di un Silenzio: Suono di un sogno ormai perduto, suono di un istante già scomparso. Suono di un silenzio, che, attimo per attimo, ti trascina nella sua solitudine.

Forse a nulla è valso far tremare i polsi al tempo perder la memoria ricordare soltanto il tuo sorriso e immaginare di portarti via in un sogno nel mio cielo Lasciare il buio alle spalle levar fiato al vento riverso nel pensiero in cui vivo per ogni attimo che vibra trapassa e scorre lento al tuo ricordo nei colori che respiro fuori e dentro me verso il sole nel mio cielo

Nel mio cielo Giuseppe Wochicevick

Accetto il regolamento e partecipo alla sezione B Manca Mirella

LASCIA CORRERE IL TEMPO Penso succeda a tutti, quando si è così stanchi e pare, d’esser giunti, alla fine del sentiero dove nera la signora, ti attende risoluta. Pare così a ogni madre che vede i i bimbi adulti e ormai, scordato ha quanto era pesato, sgravare il proprio grembo. Non c’è più peso o ingombr. Ma l’utile silenzio che pronto arde in ombra e accorre, al richiamo urgente. Forse ti senti inutile. Forse ti senti vecchia. O forse, un passo, pur solamente uno, fare vorresti indietro,per ritornare a quando eri la più preziosa. Ma corre il tempo- corre- va sempre più veloce e nulla lo può fermare […] Godi, di ciò che sei senza nessun rimpianto. Ama la pelle smorta e fai che l’inquietudine ti sia amica pur se compagna unica, nel resto del cammino.

Fabio Mancini 05/02/2015 Sezione B Fabio Mancini Accetto il regolamento

Ci sono luoghi che non dimentichi altri che è meglio abbandonare in fretta il Corporate è un luogo di transito se arrivi dopo oppure in ritardo rimedi un’offerta last minute nella sala attigua o ti assegnano un affiancamento su una attività che mai condurrai. Al Corporate è bello trovare posto specie quando il Capo – stazione fa alzare il culo al malcapitato viaggiatore e tu poggi finalmente le tue flaccide chiappe su una morbida sedia che già sognavi nello stracolmo vagone della metropolitana. Pochi sanno l’incontenibile soddisfazione a prendere un ascensore che ti avvisa quando sale o quando scende o quando oltrepassi il tornello del piano sesto che ringrazia il viaggiatore che oblitera il biglietto! Queste sono alcune chicche del corporate station! Se poi i treni non partono, le informazioni mancano gli uomini sbagliati occupano i posti chiave: a chi può importare? L’importante è che tu viaggiatore del Corporate station abbia sempre una valigia pronta.

SEZIONE B Elia Tricomi Guth

È inutile sommare gli istanti e il vuoto. Parlo con l’aria. Il mio ultimo respiro cammina scalzo. Ho ancora la forza di pensare che i nostri corpi nudi siano stati amore. L’occhio del cielo mi guarda indifferente, un lampo attraversa il cuore fermo, la solitudine splende sugli avanzi del destino. Non è paura, è solo qualcosa di eterno che finisce.

Fabian Von Der Nebel Sezione B Accetto il regolamento

White sea to suffer in

Stanotte la luna manca. E dal cielo viola, immobile e bassissimo, tanto pare si possa toccare, vorticano copiosi fiocchi di ghiaccio,

Scendendo dagli scalini del 66 di Rue Amelot io ti stringo il collo del cappotto rosso come farei ad una bambina per non farle prendere freddo e bacio una lente dei tuoi occhiali appannati.

Settanta metri ti separano dal caldo abbraccio della “Cuizine” dopo una serata al Cirque d’Hiver .

Scoraggerà il freddo questo ricordo, giocherà a dadi con lo sconcerto di un’avventura di ghisa da tombino ?

Avrei voluto restituirmi intera senza afasie scolpire il tempo come linea attiva in cammino dietro l’eco di sussurri e fruscìi come cerchi che dilatano in mattino. [approdo e silenzio]

Avrei voluto germinare in cerca di luce come pianta e contemplare solo palpebre nitide di vento dove fiorire smisurata aria in faccia al cosmo.

Avrei voluto custodire il mistero dei lapilli di luce che etna in delirio dirama tra monti e mari con caparbietà avrei sentito l’esplosione di ciuffi d’erba strappati agli argini i trilli finire in un soffio e rimbalzare tra ciottoli cantando su rovi e biancospini.

Ma rovi combusti e crepacci di fango azzerano tralci e ginestre peso di bruma impregna i nostri petti e impersonale l’ombra ci divide. Siamo soli.erosi da miserie roventi e banalità quotidiane scaviamo inconcepibili distanze.

Sezione B -accetto il regolamento

In spesse volute di fumo appari con passo morbido la pelle diafana ricoperta solo di poesia e così ti leggo. Sui miei polpastrelli la Tua anima nello spazio fra una parola e l’altra ruscelli e torrenti nel rincorrersi di qualche rima dimenticata il Tuo languido richiamo fatto di infiniti occhi di infiniti sguardi. Nelle soste dei punti le esclamazioni della Tua voce sussurro dolce e virgola bizzosa di bizzarra tenerezza. Polposa e leggiadra scrivi di meravigliose attese e io che cammino fra le Tue righe son come un fanciullo immerso in una fiaba e magiche le tue note sovrastano le stanche solite melodie. Ti seguo avvolto dalla tua danza son schiavo della Tua poesia ti bramo in ogni pensiero. Vorrei leggerti all’infinito per conoscere la bellezza dell’amore.” copyright

Olimpia Danci sezione B Accetto il regolamento

Ti devo chiudere dentro tanta è la dismisura, ovunque, immensa si accumula su di noi mentre ci stringiamo l’uno all’altro per non vedere ciò che da ogni parte ci minaccia: può venire da te, da me, dai nostri corpi perché si nutrono le nostre anime di tradimento

Antonella Albano accetto il regolamento

Fermo all’imbocco di mille strade.

Desideroso di andare a casa,

bramando il profumo di mamma,

il calore del suo fianco al mio.

Verrai, lo so. Oppure una farfalla

mi indicherà la via giusta, e saprò.

Ma attendo ora, perso e stanco,

toccando ogni cosa come fosse

di mille strade, e un poco

il sole mi riscalda, un poco

l’erba mi solletica. Ma niente è

La tua presenza, mi sembra.

Oppure questa nostalgia è un inganno

e tu mi mancherai fino allo stremo,

quando guarderò l’azzurro dall’erba.

Trova il modo di attirarmi a te.

Seguirò l’ape che mi manderai

o la mano che mi prenderà

la cavezza. Ma non lasciarmi qui.

Non può essere solo questa

Carmelo Di Stefano 9/2/2015 Sez.B Accetto le norme del regolamento

Tu apri e tu chiudi… E illudi perfino i silenzi. L’attesa ha i suoi tempi. Sei grande,t’inventi e non perdi occasione di correre lungo torrenti ora folli e impetuosi, ora aride sponde. Nasconde la vista il guardare lontano… Tu nascondi la mano. E fai finta di niente. La brezza è l’ebbrezza che scompiglia le fronde: come tu ti nascondi; come inventi improvvise passioni; come poi ti disponi; come sposti lo sguardo al divano; come guardi lontano… E io dietro la porta… Che importa sapere che cedi di schianto? Gestisci l’impianto, vacilla la tua sicurezza. Sei forte,t’arrendi e pretendi che possa capire, ma ognuno ha i suoi tempi. Deponi le armi, poi fingi indulgenza. Leggera cavalchi le onde. Nascondi i tuoi falsi pudori. Sei bella,ti adori e t’inerpichi sopra gli scogli. Raccogli adesioni. Sei dolce,t’imponi e poi ti ritrai. Dietro un dito il silenzio. Vacilla l’impianto, ostenti la tua sicurezza, ma il tempo ha i suoi tempi. Ora chiudi,ora apri, due o tre posizioni, e non senti ragioni. E corri verso di te. Io ti aspetto qui all’ultimo piano, ma tu guardi lontano… mentre io sempre qui. Ad aspettare…

Temo la mia fragilità, la paura che ho di me stesso, temo quello che sono o che mi fanno essere, temo i silenzi, che di notte, assillano la mia mente. Temo la notte, come colui che devasta la vita, che non porta pace, non guarda in fiore l’anima. Temo il poeta, che con la sua luce o con i suoi canti, nel vento, disperda queste mie parole, ed io, senza, come una foglia, che teme di cadere dal suo ramo, è già caduta.

Accetto il regolamento, partecipo alla sezione b

Sezione A Alfredo Bruni Accetto il regolamento

Duecento passi e poi il baratro. Gli avevano concesso due ore e i due corpi avvinghiati sul letto, sfruttarono i minuti, fino all’ultima goccia di piacere. Poi la legge della tribù degli uomini, li separò per sempre. Lei bella, lui vecchio come solo i poeti sanno essere vecchi, ma la morte lo aspettava dietro la porta che inutilmente avevano chiuso a chiave, nel motel a ore. Scappavano dal loro destino, ma il destino li raggiunse. Bussò e loro uscirono. Lei si avviò verso il deserto, vestita solo di un bacio e di ricordi. Camminò senza voltarsi, verso la sua terra misteriosa. Lui la guardò andare, scrisse in fretta qualcosa, osservò senza voglia l’andirivieni delle macchine. Duecento passi e poi il mantello nero della notte lo avvolse. Se ne andò senza rimpianti, mentre l’umanità, indifferente, languiva senza speranza. Solo una prostituta belga, sorrideva all’angolo tra via Volturno e la strada per l’inferno. Il poeta le regalò la sua ultima poesia. Duecento parole racchiudevano la vita, ma la prostituta, vestita di peccato, sapeva leggere solo l’amore, ma non i versi. Si scambiarono uno sguardo e lui scomparve nel vortice senza orizzonte. Cadde, senza accorgersene, nel baratro buio, e trovò l’arcobaleno ad aspettarlo.

S.’arresta solo per un attimo Il moto perpetuo dell’onda

Appoggia la schiuma sul viso di costa vero il profumo di salsedine e di melanconico inverno.

Monta sulla roccia la schiuma nell ‘infrangersi dell’ acqua Incapace di liberare il momento.Ora…

Un barca salpa sola fra l ‘ascolto e il desio.

Nicola Manicardi Accetto il regolamento partecipo alla selezione b

“Ai piedi del vento depongo il silenzio: mormora l’animo deserto echeggiando nello sconsolato mio tempo…”

Accetto il Regolamento – Sezione B

Marinella Rosin Beltramini sez. a accetto il regolamento

E’ malinconico ricordare i tempi passati, segno di inevitabile decadenza. Vuol dire che sei vecchio, che il nuovo giorno ti può portare solo delusioni. Gli amici rimasti vivi sono invecchiati con te, così pure i familiari. Anche quelli più giovani che sono qui a tenermi a “bada”, perché non mi faccia male, stanno invecchiando velocemente. Del resto non è colpa mia se rubo il loro tempo. Le giornate passano tra un dolore e l’altro. A volte li vedo stanchi, ma non ci posso fare nulla. Al mattino arrivano presto a dare il cambio a chi va a lavorare. Si occupano di me: l’alzata dal letto, la colazione. Restano le lunghe ore davanti alla tv a vedere il nulla. E’ tutto già visto e noioso. Non è colpa di nessuno. E’ come se leggessi i loro pensieri. Sono io che glieli rubo? A volte, forse, li soffoco ricordando i miei anni. Mi rendo conto che parlo, parlo dei sacrifici, del lavoro duro e non so se mi capiscono. Anzi a volte penso proprio di no. Vedo che i miei ricordi risvegliano i loro, che so per certo non mi appartengono. Ed è come se li rubassi quei ricordi, ma non sono una ladra.

Marinella Rosin Beltramini sez.b accetto il regolamento

Ogni giorno sempre più ti senti l’altro. Conta il venire da altri continenti, oppure da altre regioni. Sei l’altro perché di stirpe diversa. Se nelle tue vene scorre un sangue che non gli appartiene, tu sei l’altro. Non ci saranno mai, occhi o parole che emanino calore. Per te solo quegli sguardi o quelle parole che ricordano il tuo essere inutilmente l’altro.

Giorgio Di Stefano 10/02/2015 Sezione B – accetto il regolamento

Onda attinta al moto, di fosca tinta, alla rena aneli, spumeggiante effervescenza.

Onda di smania rigonfia, tronfia di vuotezza, nel tuo andirivieni delirante concupiscenza.

Onda di perenne slancio, tra i gorghi indenne, alla riva approdi con irriverente incoscienza.

Onda placata infine ma di confine incerto, in un diafano mare di esuberante continenza.

E’ stato guardandoti felice che ho capito quanto il mio amore  avesse dismesso le vesti dell’egoismo per indossare quelle della tenerezza.. Ti ho visto felice ed ho sorriso. Un velo di tristezza innegabile avvolgeva qualche mio pensiero, il pensiero che la causa della tua felicità non fossi più io, ma non riuscivo a non volerti bene,  a non gioire segretamente per la tua felicità. Ti vidi un’ultima volta da lontano da dietro il finestrino di quell’ultimo vagone, e mi dileguai nel silenzio della sera,  lasciandoti percorrere libero la tua strada, portando il ricordo di te per sempre nel mio cuore.

Filomena Innone sezione A Dichiaro di accettare il regolamento

Il titolo è : “L’ultimo vagone “

“Creo deserto  Intorno a me  Per ricercare  La solitudine.. E nel silenzio L’eco  di Un grido  D’amore  Risuona  nel cuore.”

Filomena Innone Sezione B Accetto il regolamento

com’è bravo il lago a risciacquare i piedi alla collina caricato dalla tinozza del cielo e come conserva verde e fitta la chioma che la doccia fredda ha tartassato e come scappano in fila indiana e si sorpassano le lucciole lungo i ponti dell’autostrada e un paio di zanzare rosse e bianche basse basse monitorano, volteggiano a controllare le arterie allagate del quartiere dormitorio nuovo nuovo e da sola si sollazza fradicia e leggera la bandiera della città dimenticata sul palco della presidenza regionale, ieri, ieri l’altro o tre giorni fa

Ieri alle Terme parlavo con un signore, è passata una ragazza con una bottiglietta vuota e gli ha detto” Mi vai a prendere l’acqua?” Lui ha risposto” Perché tu non ci sai andare?” La ragazza si è allontanata. Lui, forse come sfogo mi ha detto” E’ mia figlia e mi comanda!” E di che ti lamenti, ho ribattuto io, a me mi comanda anche mio nipote! Accetto il regolamento,sezione A

sono andato di nuovo a cercare la morte e nemmeno questa volta l’ho trovata stupida cretina ti sei nascosta raccogli i fiori giovani e il tulipano e non vuoi la vecchia quercia rinsecchita eppure un giorno mi hai promesso che venivi uando giocavo ancora con le foglie giovani ti sei nascosta nascosta sotto la coperta di velluto nera come un cielo senza stelle ma ti troverò nell’angolo più buio e faremo i conti – maledetta

ALFREDO BRUNI SEZIONE B ACCETTO IL REGOLAMENTO

Stamane ti sei destato credendo che fosse il giorno di sempre ed invece ti sei visto solo. Hai avuto paura, ti sei messo a cantare, il canto è stato breve. Eri sempre solo. Sei uscito, ti sei spinto fra la gente, la gente ti ha spinto, ma sei rimasto solo. Tu, il mondo, la gente, quanta distanza! La paura è diventata terrore, hai cercato aiuto, rifugio, la pazzia ti ha teso la mano.

Graziella Mariti partecipo alla sezione B (poesia di mio marito Umberto Baldi, morto nel 2003) Accetto il regolamento

Droga Il dolore è freddo e costante; illusa credevo di poter gestire, invece si è preso tutto di me, lacrime sorde non riescono a salire, inchiodate nella gola graffiano…non parlo più da molto, annebbiata e stordita non so dove mi trovo, mentre il tempo scorre; un barlume di lucidità schiude i miei occhi, tra fumi intravedo una luce è lontana ma c’è: trattenendo il respiro raccolgo la forza per rialzarmi in piedi e sfuggo lasciandomi alle spalle i tentacoli del buio, sfinita, mi sdraio alla luce del sole, mentre caldi singhiozzi riaprono le finestre dell’anima. Sezione A accetto il regolamento.

Toc toc Un sussurro sfiora il cuore, desideroso ed emozionato entra in punta di piedi accarezzandolo, trepidante e dolce anela ai margini dei sensi aspettando un si; essi avvolti da tanto delicato ardore si abbandonano al piacere. sezione B accetto il regolamento

Maria Allo sez. a accetto il regolamento

Un concerto di vita alle cinque del mattino -non ci credereste- flussi ritmati ,sapori di vita si intrecciano e scatenano un sole, una luce che la tenda attenua ,ma riflette su libri,foto, oggetti , improvvisamente nuovi per un istante.Mi torna in mente Janáček e le dicussioni con un giovane; ebbene lui l’aspettava,aspettava la notte per addentrarsi dentro suoni e note che solo la notte può dare, appagata dai bagliori lunari.La luna generosa ,fraterna, trasforma gli esseri umani , viluppi e grovigli ,come uno specchio. Respira odori , i più vili e sa esattamente dove andare a parare.Le cime alberate immobili del mattino planano sentieri nascosti tra foglie che sembrano ali , espandendosi si flettono su labbra che albeggiano al divenire. A pensarci, preferisco il mattino ,non costa nulla , non promette, nulla di rilevante cambierà, ma tra i suoi orizzonti si inciampa in una lingua ignota e ogni cosa trabocca di epifania .E’ una sospensione , un fluire ondeggiante il Mattino.Sempre. Platone diceva:“Appartiene infatti all’uomo assennato il ricordare le cose dette nel sogno o nella veglia della natura divinatrice ed entusiastica, il riflettere su di esse,il discernere con il ragionamento tutte le visioni allora contemplate”.

L’abbraccio Nascosta nel cuore una voce a volte riaffiora, il ricordo sveglia dolci lacrime che rigano il volto; rivedo la vecchia casa, passo accanto ai glicini i quali con il loro splendore tentano invano di nasconderne le crepe che come ferite solcano le vecchie mura. Curva sul prato tra viole e margherite una bimba cerca quadrifogli, in essi ripone la speranza di giorni migliori, sente il richiamo si volta e corre verso la mamma, col sorriso incorniciato da una morbida capigliatura che rende ancor più dolce l’abbraccio il quale non rivela il dolore in lei celato. accetto il regolamento, sezione B

Sezione B Leonardo Pisani eccetto il regolamento

Pensieri, disegni di chiari e scuri, prigioniero di colori che, invano rincorro, orme di canti pagani, dove sei mia armonia. Dove sei.

Cieco, in questo buio sconosciuto, salto, percorso nuovo. Dove sei. Il tuo canto, un tempo guida, ora Algida nenia, cruda nenia. Le mie mani, i miei Polsi nudi.

Eppure correrò ancora, devo. Non posso star immobile, devo Non posso piangere,molti Mondi Mi Chiamano Osca Anima.

Navigo, solitario come giusto che sia. Eremita, si: lo fui, non rinnego nulla, né passato né futuro. Che Eremo oggi sono o lo sarò domani. Navigo ancora.

Tu, antica compagna, non ricordi Quella landa, mezzo sole di Estate. Crepuscolo ritmato; passano I suoni, passano i sogni.

Amica fosti, ora sei donna. Quella landa ancora respira, io corsaro ancora corro, vivo ogni goccia di linfa che ho.

Se sentirai ancora, una sera L’armonia del lupo, ricordami Nei tuoi canti; Chiudi gli occhi E brinda, saggia alla diversità.

… in cerca di quell’amore che non c’è …

Nel silenzio di queste sere resto in attesa di un richiamo di vita da quel cuore ingrato che tace di rassegnazione, spezzato in tanti pezzettini che, prima o poi, verranno spazzati lontano da quel vento tumultuoso , finché un seme d’amore non tornerà a riunirli di luce divina.

Accetto il regolamento del concorso.

Sorge il sole col suo primo raggio il canto del gallo annuncia il mattino, e Lui comincia il suo solito viaggio col riflesso del volto sul finestrino.

Il Suo sguardo fisso percorre l’orizzonte accarezza prati in fiore e balle di fieno, sorvola un lago poi attraversa un ponte e scorre finché corre sui binari il treno;

poi si dissolve sul quel vetro appannato dal malinconico respiro dei Suoi pensieri, e lì col dito ci scrive i ricordi del passato i rimpianti di oggi e le speranze di ieri.

Tramonta il sole col suo ultimo raggio la luna splende annunciando la sera, e Lui rientra dal suo solito viaggio con lo sguardo celato dalla visiera.

accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

MARIA NATALIA IIRITI SEZIONE B GIORNO DI RIPOSO

Oggi non ti ho portato con me, compagno di avventura. Ti ho lasciato a casa , non so dove, forse sul comodino accanto alle foto dei bambini e alla piccola sveglia d’argento, oppure ostaggio, nel caos agitato delle coperte leggére di primavera. Forse sei rimasto in bagno: sai che mi piace trattenerti mentre mi asciugo i capelli per non perdere nemmeno quei minuti lontano da te. E tu, paziente, assorbi le gocce che scappano dai ricci arruffati, e dispensi storie agli occhi nell’alito incandescente dell’asciugacapelli. Forse sei rimasto in cucina, a vegliare la tazza vuota, quella con le rose e le farfalle, quella che ti piace tanto. Spesso mi sfiori il fianco e ricambi le carezze che, generose, sgorgano dalle mie dita. Ma è agli occhi che parli, con fiato eloquente e silenzioso, e rimandi uno specchio di frasi che sorridono davanti a me. Oggi non ti ho portato con me nello scompartimento di un treno logorato dall’uso, eppure curioso di correre rasente alla spiaggia dove le prime tartarughe impazienti e ribelli depongono i nidi. Oggi non mi accompagni nelle piccole incombenze quotidiane, non rischio di lasciarti le impronte del mio pranzo, l’olio, il pomodoro e l’origano che si crogiolano nel limbo del panino croccante. Oggi non coprirai l’attesa con un nuovo abbraccio di storie. Oggi ti ho lasciato solo, amico presente e silenzioso, a riflettere e a riposare. Sicura che, nella solitudine ribelle della casa vuota che si riempie di polvere e attesa, tu intrattieni l’armadio, il letto e il comodino o il piano cottura le pentole e le sedie, o il lavabo l’asciugacapelli il profumo e il sapone. Oggi non ti ho portato con me e mi sembra di annegare fuori dall’onda delle tue parole.

accetto il regolamento del concorso

SEZ. A LA PRIMA VOLTA La prima volta che ho viaggiato in treno avevo cinque anni. Mia nonna e io andammo a trovare i miei cugini. Siamo sempre state grandi complici. Mia nonna era una donna intelligente e una nonna splendida. Se avesse potuto studiare, sarebbe diventata una professoressa di matematica. I suoi genitori si erano conosciuti sul treno, alla fine del diciannovesimo secolo. Mia nonna amava viaggiare e mi portò con sé, regalandomi il sapore esaltante della libertà. Così partimmo, un’anziana signora che amava la vita e il rischio e una bambina irrequieta ma ubbidiente. Di quella mattina di luglio ricordo l’aria fresca e le persone che salirono sul treno. Lo ricordo come un viaggio lungo, durante il quale rimasi zitta e rigida. Avevo un posto vicino al corridoio e, per guardare il panorama, allungavo il collo per guadagnare uno spicchio di mare. Ero una giraffina scalpitante su un treno lungo e lento, in attesa di arrivare a destinazione. Ma quella lentezza mi piaceva,il rumore e l’odore del treno, i sedili di velluto e i finestrini, le persone silenziose. Oggi cerco un posto accanto al finestrino per guardare il mare, i gabbiani che si tengono compagnia davanti al tramonto, per riscattare quella prima volta, sacrificata all’obbedienza. Quel giorno mia nonna mi regalò il primo viaggio e mi insegnò a viaggiare. E tra i tanti doni ricevuti, quello fu il più speciale.

Accetto il regolamento del concorso

Accetto il regolamento- partecipo alla sezione A

Di un pensiero m’arruffo, inconsapevole progetto che rulla tra le mani, e annuso l’aria fredda dei tuoi polmoni, aspiro, e folate di nuvole sparute inseguono le mie parole, non le tue,spossate,bianche, che sono sazie di tentativi, di rincorse abiette per le scale, e di me che urlo di me, dei silenzi senza tregua, della voglia di tenerezza – perché sai che t’amo-, e di un altro me che ti capisca. Sei la forza dei tuoi occhi e mi rapisce la curva delle spalle all’altezza del mio cuore, anche i tuoi battiti più forti dei miei, in una luce distratta che non fa giorno.

Accetto il regolamento- partecipo alla sezione B

L’eco limitava la paura.

Sull’orlo del pozzo ricco di sentimenti agitava la fune i sorsi, mentre beveva la mia arsura. Ebbro sorbivo la calura e riponevo le mani al viso per recitare i grani dei frutti. Sapevo riandare alla dolcezza, non v’era che il ricordo lieto di un sole dardeggiante amico. Dell’acqua accoglievo l’eco che limitava la paura, si agitava la fune, lenta, e liberava il freddo umore ove mi bagnavo di storie antiche. Sull’orlo del pozzo ridevano i visi dei giorni o si smarrivano le risa dei fanciulli. Quelli che erano con me alla ricerca di frutti golosi da succhiare. A me sembrava che il giorno avesse confini tra alberi pazienti, terra riarsa, gridi d’uccelli stanchi di volare e il sorriso di chi amico non era e si nascondeva. La mia voce rimbalzava sull’acqua che attendeva sul fondo ove galleggiavano i richiami di volti sorridenti, mentre io mi stordivo. Il sole offriva spettacolo d’euforia e i sorsi ingollavano la mente d’un incauto smarrimento. I rami erano ancora gelosi delle foglie che celavano furbe le ciliegie e la mano stentava a crescere, ma poi s’udiva il morso della fame e l’ingordigia spaziava a rubare nella frenesia del momento.

CARISSIMI PARTECIPANTI ECCOVI IN ANTEPRIMA I NOMI DEI 14 FINALISTI DEL CONTEST “EMMA. ALLE PORTE DELLA SOLITUDINE”

SEZIONE A Grazia Eletta Cormaci con “L’amore mai nato” Francesca Dono con “Metropoli-tana” Monia Minucci con “C’è solo ombra” i-sola-solitaria con “Pensieri di foglia (acero rosso)” Marinella Rosin Beltramini con “Non sono una ladra” Marisa Amadio con “L’ictus” Maria Allo con “Frammento” SEZIONE B Sandra Ludovici con “Opalescenze” Gabriella Pison con “Vento di solitudine” Giancarlo Stoccoro con “Quanta alba dentro un parco” Hebe Munoz con “Comunque io sia” Antonello Meazza con “Fumo” Giada Rossi con “Sguardi che si inghiottiscono” Maria Rosa Oneto con “Soltanto la Morte”

Fra qualche giorno saranno pubblicati sul sito Oubliette i 4 vincitori del Contest!

Guardando al di là dell’orizzonte Mi sembra vedere la tua ombra, Lasciando il velo sopra il ponte Che si rompe,tremando dalla paura…

…Dalla vibrazione della forza Che la sto mandando Tramite il mio sguardo che ancora Trascina e poi spezzando…

Tutto quello che esisteva prima Per creare un altra superficie Floreale e brillante,ecco arriva!! Davanti ai miei occhi,tante vie!

Piano piano,si stanno aprendo Come un campo di battaglia E l’atmosfera sta cedendo, Sotto questa meraviglia.

Oh,continua sempre,accarezzarmi Come il vento che sfiora i capelli E sotto voce mi parlano dolce Baciandomi e stringendomi forte.

Una sensazione fenomenale sentii Dentro di me,in quella sera Che non vorrei mai finì, La storia dell’amore, Il fuoco della passione, E la secreta relazione Tra me e La luna piena!

Salve Angelica, il concorso è scaduto, ma la sua poesia è molto bella ed ho approvato la pubblicazione! Buona domenica!

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