Alimentari: continuano gli aumenti dei prezzi. In un anno rincari anche del 43% | Altroconsumo

2022-08-20 05:09:04 By : Mr. Raymond Luk

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Tra i prodotti che sono aumentati di più nell'ultimo mese ci sono la farina 00 (+6,2%) e il caffè (+4%). Ma a preoccupare è il confronto con un anno fa: se nel 2021 pagavamo un chilo di pasta 1,30 euro oggi lo paghiamo 1,52 euro. In salita rispetto all’anno scorso anche zucchine (+16%), olio extravergine (+11%), zucchero (+7,4%) e soprattutto olio di semi di girasole, rincarato in un anno del 43%. Ecco la nostra analisi dei prezzi a scaffale di 10 tipologie di prodotti alimentari.

Ormai è un trend consolidato quello degli aumenti dei prodotti alimentari. Sugli scaffali di supermercati e ipermercati molti prodotti sono saliti anche nello scorso mese di marzo; ma sono gli aumenti rispetto a un anno fa a interessare seriamente le tasche dei consumatori. Qualche esempio? Rispetto a marzo 2021 oggi paghiamo un chilo di pasta ben 22 centesimi in più, mentre per comprare un litro d'olio di semi di girasole ci tocca sborsare 66 centesimi in più rispetto allo scorso anno.

Attraverso la rilevazione prezzi fornita da IRI (e rielaborata poi dal centro studi di Altroconsumo), abbiamo voluto monitorare i prezzi (anche questo mese) di 8 categorie di prodotti alimentari che i consumatori trovano facilmente sugli scaffali: olio di semi di girasole, farina 00, pasta, olio extravergine, zucchero, caffè, latte e passata di pomodoro. Abbiamo anche voluto prendere in considerazione due prodotti rappresentativi del settore ortofrutta: zucchine e banane. Abbiamo confrontato i prezzi praticati da Ipermercati, Supermercati e Discount nel mese di marzo con quelli praticati il mese scorso e gli scorsi anni.

Il risultato dell'analisi è preoccupante: cinque delle dieci categorie analizzate hanno subito in un anno aumenti superiori al 10%. A fare la parte del leone in questo caso sono in particolar modo farina 00, pasta di grano duro e olio di semi di girasole, con aumenti in un anno per i primi due del 17% e per l'ultimo addirittura del 43%. Più contenuti, ma in linea con i mesi precedenti, gli aumenti di olio extravergine (+11%) e zucchero (+7,4%). Praticamente invariato il prezzo del latte UHT e della passata di pomodoro. Tra i due prodotti dell'ortofrutta analizzati, nessun aumento per le banane ma le zucchine costano il 16% in più dello scorso anno. Infine, da tener monitorato il costo del caffè in polvere: nei mesi scorsi rimasto sempre piuttosto stabile, ha invece fatto registrare un aumento del 4% solo nell'ultimo mese. Ma vediamo nel dettaglio l'andamento dei prezzi di tutti questi prodotti.

Abbiamo voluto verificare come si stanno muovendo i prezzi di uno dei prodotti alimentari più direttamente legati al conflitto in Ucraina. I semi di girasole e i suoi derivati sono infatti largamente prodotti ed esportati da entrambi i paesi coinvolti nel conflitto. La Russia esporta a livello globale circa il 15% dei semi di girasole e il 19% dell’olio greggio di girasole. L’Ucraina è responsabile del 50% delle esportazioni di semi di girasole e del 47% dell’olio (fonte: Ismea).

Ricordiamo che, sebbene l’Italia sia largamente dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di olio e semi di girasole, annovera tra i suoi principali fornitori altri paesi dell’Unione Europea. Nel suo complesso, poi, l'Unione Europea è sostanzialmente autosufficiente. I timori che si sono registrati le scorse settimane riguardo possibili carenze sembrano, al momento attuale, infondati.

È vero comunque che, in un quadro internazionale già fortemente perturbato, la riduzione dell’offerta internazionale di olio e di semi di girasole può innescare fenomeni speculativi e comunque può avere ricadute sui prezzi. Gli incrementi di prezzo delle ultime settimane possono sicuramente essere imputati al conflitto: tra febbraio e marzo 2022, infatti, i prezzi di questo prodotto sono cresciuti del 15%. Tuttavia abbiamo verificato anche che la crescita dei prezzi al dettaglio per questo prodotto era presente anche prima dell’inizio della guerra: per tutto il 2021, infatti, i prezzi medi dell’olio di girasole sono stati più alti rispetto all’anno precedente e tra dicembre 2021 e dicembre 2020 il prezzo dell’olio di girasole era già aumentato del 28%.

Nella nostra ultima analisi di marzo scorso (basato su dati aggiornati a fine febbraio) sembrava che finalmente il prezzo della farina avesse rallentato la sua corsa. Tra gennaio e febbraio 2022 il prezzo era leggermente diminuito (-0,7%). Avevamo però già avuto modo di rilevare che questo dato non rappresentava l'inizio di una possibile effettiva diminuzione dei prezzi della farina: le tensioni sui mercati internazionali di riferimento per il grano tenero erano troppo evidenti per lasciar sperare in un cambio di rotta per il prezzo al dettaglio di questo prodotto. Purtroppo avevamo ragione: a marzo 2022 il prezzo di questo prodotto è infatti tornato a salire con un +6,2% in un mese. 

La possibile indisponibilità per i mercati mondiali di circa il 30% della produzione di frumento tenero a causa della crisi russo-ucraina ha impattato sui mercati internazionale facendo alzare le quotazioni di questo prodotto. Alla borsa merci di Chicago (il principale riferimento internazionale per la contrattazione del frumento) la quotazione del grano tenero in consegna a maggio è salita di 80,68 euro alla tonnellata in un mese (tra il 24 febbraio e il 28 marzo 22).

Anche in Italia la quotazione del grano tenero è in aumento. A fine marzo ha raggiunto i 406,55 euro alla tonnellata: è il doppio di quanto costava negli anni 2019 e 2020 (fonte Ismea). Anche la produzione nazionale di frumento tenero sta subendo aumenti di prezzo, trainati dall’incremento nei costi di produzione. Nel corso del 2021 e nei primi mesi del 2022 l’Indice Ismea dei "prezzi dei mezzi correnti per le coltivazioni dei cereali" ha mostrato un marcato aumento. Si tratta di un indice che permette di quantificare l’andamento del costo di produzione dei cereali e che tiene in considerazione elementi quali energia e fertilizzanti: entrambi infatti stanno subendo aumenti consistenti.

A partire dalla scorsa estate il prezzo della pasta di semola ha iniziato una corsa al rincaro che non si è ancora arrestata.  A innescare questi aumenti sono anche gli aumenti dei costi della materia prima necessaria per produrre la nostra pasta: il frumento duro. Il conflitto tra Russia e Ucraina c’entra poco: la varietà di frumento necessaria per produrre la nostra pasta non proviene dalle due nazioni in guerra. Il rincaro è stato innescato dai cattivi raccolti Canadesi della scorsa stagione ed è stato aggravato dalle difficoltà del settore trasporti e dagli aumenti nei costi dell’energia. 

Quali che siano le cause pagavamo un chilo di pasta 1,30 euro a marzo 2021. Oggi in media lo paghiamo 1,52 euro: il 17% in più. Anche nell’ultimo mese (marzo 22) il prezzo è risultato in crescita (+1.6%).

Le quotazioni di grano duro hanno cominciato ad aumentare durante la scorsa estate. Il prezzo della granella di frumento duro (semilavorato venduto all’ingrosso) ha raggiunto in Italia a fine marzo la cifra record di 524 euro la tonnellata. Costava 270 euro fino a giugno 2021. In pochi mesi la quotazione all’ingrosso di questo cereale è quasi raddoppiata. 

Fino al mese scorso il caffè in polvere venduto al supermercato non mostrava alcun segno di crescita nei prezzi. Era una situazione che meritava comunque attenta osservazione: i dati sul costo della materia prima e le quotazioni internazionali mostravano aumenti non trascurabili per il caffè grezzo. Come per il latte, però, al consumatore questi aumenti non sono mai arrivati.

Nell’ultimo mese, però, qualcosa potrebbe essere cambiato. È presto perché si possa parlare di un nuovo trend ma nell’ultimo mese il caffè preso dallo scaffale di Iper, Super e Discount è aumentato del 4%. Staremo a vedere.

Particolare la situazione dell’olio extravergine di oliva. Si tratta di un prodotto per cui i prezzi al dettaglio hanno dinamiche che risentono più delle strategie delle catene distributive che non dei costi alla produzione. Le forti oscillazioni dei prezzi all’origine sono assorbite in parte dall’industria e in parte da chi distribuisce il prodotto: questo attenua la variabilità del prezzo finale dell'olio.

A fronte di un prezzo al dettaglio abbastanza stabile nel tempo, un aumento delle quotazioni delle materie prime non sempre si riflette in modo proporzionale lungo la filiera. È quanto accaduto ad esempio nel 2015, 2017, 2019 e nei primi mesi del 2021, quando sono aumentati i prezzi alla produzione ma i prezzi al dettaglio non ne hanno particolarmente risentito (fonte Ismea).

Ora invece segnaliamo un rialzo del prezzo a cui i consumatori acquistano l’olio extravergine di oliva. Il prezzo dell’olio era già aumentato del 9% in un anno a febbraio scorso (confronto tra febbraio 2022 e febbraio 2021), ora con il dato di marzo vediamo che l’aumento si è attestato su una percentuale ancora più alta: +11% in un anno (da marzo 2021 a marzo 2022), e questo anche se non ci sono segnali particolari di aumenti dal punto di vista della produzione. Gli aumenti a scaffale hanno comunque toccato il loro massimo la scorsa estate.

Lo zucchero da barbabietola ha un prezzo in crescita anche se al momento non in maniera così marcata come altri prodotti alimentari. Nell’ultimo anno (da marzo 2021 a marzo 2022) il prezzo medio di questo prodotto è aumentato del 7,4%.

Gli aumenti sono cominciati a partire dalla scorsa estate e si sono intensificati durante l’autunno e l’inverno. In questo caso i prezzi a cui i consumatori acquistano i prodotti, riflettono in parte la dinamica dei costi della materia prima sui mercati internazionali. Le quotazioni internazionali dello zucchero sono in effetti salite rapidamente a cavallo della scorsa estate. Sembrava che la corsa al rialzo sui mercati internazionali avesse subito una battuta d’arresto, ma il mese di marzo ha portato nuovi aumenti.

Il latte a lunga conservazione per il momento non sembra subire i rincari toccati ad altri prodotti di prima necessità. Il prezzo a scaffale di questo prodotto è rimasto abbastanza stabile nell’ultimo periodo: pagavamo un lito di latte 0,88 euro tre anni fa (gennaio 2019), lo paghiamo 0,92 euro oggi (marzo 2022). L’aumento, praticamente trascurabile, è di 4 centesimi in più in 3 anni.

Perché monitoriamo il prezzo del latte se al momento non dà segni di grosse variazioni? Perché potrebbe subire rincari indiretti a seguito dell’aumento dei costi di produzione che devono sostenere gli allevatori. Anche l’allevamento, infatti, subisce l’impatto degli aumenti nel costo dell’energia e risente anche degli aumenti che si sono verificati nel comparto mangimi e foraggi come conseguenza, tra l’altro, degli aumenti del prezzo del mais e della soia. Mais e soia, infatti, sono largamente utilizzati dall’industria dei mangimi ed entrano nella filiera della produzione di latte e di carne. Se al momento non ci sono ancora aumenti dei prezzi per il latte a lunga conservazione che i consumatori posso acquistare al supermercato, il prezzo all’origine del latte italiano, invece, ha già subito rincari.

Per la passata di pomodoro gli ultimi 12 mesi non hanno evidenziato grossi cambiamenti sui prezzi a scaffale: a marzo 2021 la passata di pomodoro costava in media 1,27 euro al chilo, oggi costa 1,30€ al chilo; la differenza è di soli 3 centesimi.

Se allunghiamo però un po’ il periodo di osservazione, ci accorgiamo che la passata, a partire dalla pandemia, è diventata più costosa. In effetti se nell’ultimo anno il prezzo di questo prodotto è cresciuto solo del 2%, confrontato con il 2020 l’aumento è stato del 7%, mentre rispetto a prima della pandemia (marzo 2019) l’aumento raggiunge il 14%. Anche per questo prodotto, di fatto, gli italiani stanno spendendo di più anche se si tratta di aumenti più diluiti nel tempo. 

Abbiamo scelto di monitorare il prezzo al dettaglio delle zucchine perché ci aiutasse a comprendere l’andamento dei prezzi più in generale della verdura. La zucchina è un ortaggio molto diffuso e presente sui nostri scaffali praticamente tutto l’anno. Ha comunque una certa stagionalità nei prezzi (con l’arrivo dell’estate i prezzi tendono a diminuire) ma si possono comunque confrontare i dati di un mese con quelli dello stesso mese di un anno prima. Si tratta di un prodotto a produzione prevalentemente nazionale che risente poco di eventuali tensioni sui mercati internazionali.

Per questo prodotto abbiamo i prezzi solo negli Ipermercati e Supermercati, non nei Discount. Anche per le zucchine, comunque a partire dalla fine del 2021 si registrano aumenti. Un chilo di zucchine costava a marzo dello scorso anno 2,01 euro, mentre oggi costa 2,34 euro: 33 centesimi in più.

Visti questi dati preoccupanti, abbiamo deciso di inviare una segnalazione all’Antitrust per chiedere di fare luce su eventuali speculazioni sui prezzi dei prodotti alimentari. Nel frattempo chiediamo al Governo di vigilare sull’aumento dei prezzi e soprattutto di estendere e rendere accessibili a più persone i cosiddetti "buoni spesa", una misura già esistente, ma al momento limitata solo a nuclei familiari con Isee fino a 12.000 euro.

Sostieni anche tu le nostre proposte alle istituzioni. Più saremo a chiederle, più forte sarà la nostra voce.

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